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Cronaca Casal di Principe

Cassa comune tra gli Schiavone e i Bidognetti per spartirsi "i sette paesi"

Parte dei proventi illeciti finiva nella cassa comune alle due fazioni dei Casalesi: "Adesso siamo una cosa sola"

Una cassa comune in cui finivano i proventi delle attività illecite, prevalentemente estorsioni, per alimentare le famiglie Schiavone e Bidognetti del clan dei Casalesi. A parlarne è stato il collaboratore di giustizia Giuseppe Basco che ha rivelato agli inquirenti la spartizione del denaro.

Basco ha spiegato che nel 2018, quando venne scarcerato, fu chiamato da Vincenzo Di Caterino e Romolo Corvino (quest'ultimo non indagato) per partecipare ad estorsioni "cui proventi erano destinati alla famiglia Bidognetti, alla quale lui era affiliato. Poi precisarono che si trattava di una cassa comune delle famiglie Schiavone e Bidognetti, mentre solo il gruppo Zagaria, ne aveva una autonoma".

Nel 2020, però, con il clan messo in ginocchio dai numerosi arresti le tre famiglie diventarono "una cosa sola". "Non siamo più come prima che, per esempio, ci sedevamo a tavola, 1000 lire, 200 lire ciascuno....5 di noi....non é più cosi!....1000 lire, si mandano le 400 lire di là, dividono tutti quanti di là ...", spiega Francesco Sagliano intercettato dai carabinieri.

E nel corso delle indagini sono emersi anche incontri tra il gruppo Schiavone e quello dei Bidognetti per ricostituire una cassa comune alle due fazioni. Incontri tra il gruppo guidato da Giovanni Della Corte e quello di Giosué Fioretto, ex cognato del capoclan Cicciotto 'e Mezzanotte. Dalle intercettazioni, infatti, emerge una proposta di costituire una cassa comune "per i sette paesi" dell'agro aversano sotto l'egemonia dei due clan in modo da "evitare scontri dannosi per entrambe" le fazioni.

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