Le mani della camorra sui carburanti, Diana resta in cella
Rigettata la richiesta dell'avvocato di arresti domiciliari
Raffaele Diana di San Cipriano d’Aversa resta in carcere. A deciderlo la Corte di Cassazione che ha rigettato il ricorso dell’avvocato Giuseppe Stellano contro il tribunale di Potenza. L’imputato è in carcere dal 12 aprile 2021 per una numerosa serie di reati: aveva chiesto la sostituzione della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari. Diana era finito al centro di una inchiesta che raccontava di come le mani della camorra fossero finiti sui carburanti. In quell’occasione si disse di aver “scoperto il business dell‘imprenditore di San Cipriano d’Aversa, Raffaele Diana, considerato l’indagato chiave tra i 37 arrestati nella maxi operazione di carabinieri, Dia e guardia di finanza”.
Diana, insieme ai figli Vincenzo e Giuseppe, è accusato di aver investito in maniera occulta nel Gruppo Petrullo, holding al centro dell’inchiesta portata avanti sui territori delle province di Caserta, Napoli, Avellino, Salerno, Cosenza e Taranto. In quella occasione il gip di Potenza ritenne che Vincenzo Diana, 34enne residente a San Cipriano d’Aversa, “partecipava a pieno titolo quale amministratore di fatto delle società che hanno commesso frodi sui carburanti”. Adesso quindi la richiesta di uscire dal carcere ma la Cassazione ha deciso di rigettare la sua richiesta.