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Cronaca Casal di Principe

Camorra e appalti, il figlio di Sandokan svela il "cartello delle imprese"

Schiavone racconta agli inquirenti il ruolo di Luongo: dai lavori per Bidognetti al trust messo in piedi per l'aggiudicazione delle gare

Dal gruppo Bidognetti, grazie al quale l'impresa edile del padre riusciva ad ottenere commesse facendo 'fifty-fifty' con il clan, alle infiltrazioni nelle amministrazioni pubbliche fino al cartello di imprese utilizzato per 'simulare' la regolarità degli affidamenti degli appalti. E' questa la figura di Fabio Oreste Luongo, imprenditore 44enne di Casal di Principe. A delinearla è stato il collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio di Sandokan e dominus fino al 2010 - anno del suo arresto - della gestione degli affari del sodalizio Casalese. 

Secondo quanto riferito da Schiavone, il padre di Luongo sarebbe stato legato al boss Francesco Bidognetti, alias Cicciotto 'e Mezzanotte. "Aveva un'impresa edile e svolgeva lavori prevalentemente sul territorio casertano ed anche fuori provincia grazie ad un accordo con Francesco Bidognetti il quale otteneva lavori nelle zone controllate del clan assicurando in cambio costanti finanziamenti, quasi come se si trattasse di una società di fatto con il clan". Un patto stretto negli anni '90: il clan dei Casalesi procacciava i lavori e l'imprenditore metteva a disposizione la sua azienda. "Il profitto veniva diviso a metà". 

Un sistema destinato a cambiare con l'arresto dei vertici dei Casalesi e la presa di potere da parte delle nuove leve, tra cui lo stesso Nicola Schiavone. Il collaboratore ha spiegato dell'introduzione di un nuovo sistema che consentiva agli imprenditori, tramite le infiltrazioni nelle amministrazioni pubbliche, di ottenere appalti pubblici in cambio del 10%. In questo modo da un lato le imprese si inserivano negli appalti indetti dalle pubbliche amministrazioni e dall'altro il clan consentiva al clan di ottenere finanziamenti costanti.

Tra le imprese colluse, a detta di Schiavone, c'era appunto quella di Luongo che negli anni aveva instaurato "buoni rapporti anche con la famiglia Schiavone" grazie ai rapporti di frequentazione e di amicizia sia con Nicola Schiavone sia con suo fratello Walter. E vincere gli appalti era la priorità da ottenere con ogni mezzo. 

Così l'evoluzione è stata quella della nascita di veri e propri cartelli di imprese che partecipavano alle gare "dietro autorizzazione del clan soltanto per simulare la legittimità delle procedure di gara". Un sistema che consentiva alla camorra di "designare gli imprenditori che dovevano partecipare agli appalti in modo tale da avere la certezza che uno di loro potesse garantirsi l'aggiudicazione".

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