rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Scandalo servizi sociali, cambia ancora il giudice nel processo all'ex sindaco

L'inchiesta sugli appalti truccati e sulla rete di favori dell'ambito C8

Ancora un cambio del giudice nel processo sullo scandalo degli appalti truccati per i servizi sociali al comune di Santa Maria Capua Vetere. Il presidente della prima sezione penale Enea si è dichiarato incompatibile avendo, in funzione di gip, autorizzato alcuni decreti di intercettazioni a carico degli odierni imputati. Si torna in aula a inizio novembre, quando il processo verrà assegnato ad un nuovo collegio giudicante. 

Sotto accusa ci sono l'ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Maria Di Muro, sua sorella Annunziata Di Muro, Anna Pepe, 31 anni, la casertana 33enne Carmela Fusco, l’ex dirigente del Comune sammaritano Roberto Pirro, 59 anni, Giovanni Laurenza, 59 anni, tutti sammaritani, Nicola D’Auria, 64enne di Nola, Biagio Napolano, 49enne di Caserta, Salvatore Coppola, 47enne di Aversa, accusati dei reati di associazione a delinquere finalizzata a commettere reati contro la pubblica amministrazione. A giudizio anche il 59enne di Curti Luigi Merola, Antonio Pirro, 64 anni, Ornella Pirro, 26 anni, Maria Rosaria Piccolo, 55 anni, Anna Romano, 45 anni, tutti sammaritani, indagati per truffa. Peculato e falso ideologico sono le accuse per il 46enne di Salerno Giuseppe Cavaliere, mentre per turbativa d’asta sono imputati il 49enne beneventano Domenico D’Agostino e il 51enne di Calvi Risorta Enzo Giangregorio. Accusata di abuso d’ufficio Gina De Simone, 41enne di Caserta, anche lei a processo. Il Comune di Santa Maria Capua Vetere si è costituito parte civile. Nel collegio difensivo sono impegnati, fra gli altri, gli avvocati Alberto Martucci, Giuseppe Stellato, Umberto Pappadia, Claudio Aronne ed Angelo Raucci. 

L’inchiesta aveva fatto emergere l’esistenza di una associazione a delinquere sammaritana composta da politici, dirigenti e addetti agli uffici comunali e di Ambito, oltre a rappresentanti delle cooperative affidatarie. Secondo la tesi accusatoria il sodalizio, attraverso il condizionamento nelle fasi di selezione del personale preposto alla gestione dei servizi appaltati e degli utenti beneficiari degli stessi, riusciva a pilotare e gestire in maniera illecita tutte le iniziative promosse dall’Ambito territoriale con la finalità di ricavarne vantaggio economico e creare consenso elettorale.

Per realizzare gli obiettivi prefissati dal sodalizio si è partiti garantendo in primis l’avvicinamento della macchina amministrativa sammaritana, con funzionari e impiegati compiacenti e da “gestire”. Secondo la Procura su iniziativa dell’ex sindaco Biagio Di Muro è stato quindi avviato preliminarmente un procedimento di distacco di un funzionario regionale che ha potuto maturare così i requisiti per rispondere da solo al bando per l’assegnazione del posto di istruttore direttivo presso il Comune sammaritano. L’Ente pubblicava poi un bando “su misura” e il funzionario ha potuto così risultare vincitore insidiandosi stabilmente presso il Comune.

Così l’assetto dato all’Ufficio di Piano dell’Ambito C8, guidato dall’ex responsabile dei servizi sociali del Comune sammaritano, ha consentito all'ex sindaco Di Muro di controllare tutte le attività di competenza dell'Ambito e di assoggettarle a note logiche di acquisizione del consenso elettorale, con sistemi corruttivi. Vi è stata una chiara ed evidente commistione tra politica e gestione amministrativa, che ha avuto il compito di controllare un settore della gestione amministrativa che muove circa 3 milioni di euro l’anno.

Secondo l'accusa il reclutamento degli operatori delle cooperative avvantaggiate nell'assegnazione degli appalti sarebbe sempre avvenuto sotto lo stretto controllo (politico) dell'ex sindaco e della struttura da lui organizzata e capeggiata, che privilegiava persone a lui politicamente legate, preferendo i residenti del Comune Capofila, Santa Maria Capua Vetere. La selezione degli operatori da impiegare da parte degli Enti aggiudicatali dei servizi è stata del tutto controllata e manipolata. Le modalità di gestione dell'intero Ambito territoriale hanno permesso, da un lato, indebiti arricchimenti patrimoniali e, dall'altro, un controllo politico elettorale, trattandosi di servizi e progetti destinati a fasce di popolazione facilmente condizionabili sotto il profilo economico.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Scandalo servizi sociali, cambia ancora il giudice nel processo all'ex sindaco

CasertaNews è in caricamento