"Sedotto ed abbandonato dalla camorra senza un attimo di felicità"
A Casertanews la lettera dell'ex boss, oggi pentito, che ha scritto una canzone sulla sua storia
"La camorra mi ha sedotto, mi ha persuaso e mi ha facilmente indirizzato verso una vita non onesta, una vita fatta di sfarzo, potere, illusione, fatta di impossibile, ma che poi tende a distruggere oltre che stesso, tutto ciò che ti circonda. Ma che vita era, che vita è se non ti concede nemmeno un attimo di felicità?". Lo dichiara Bruno Buttone, l'ex killer e boss del clan Belforte di Marcianise, in una lunga lettera a Casertanews. Buttone, da 7 anni collaboratore di giustizia, scava nel suo passato da cui si dissocia anche attraverso la musica con una canzone da lui scritta dal titolo "Vive Guaglio" che si ispira a fatti di cronaca attuali come la sua storia.
La lettera del boss pentito
"Non è stato affatto semplice per me tornare al passato, seppur costantemente alberga nella mia testa ciò che sono stato e ciò che non vorrei mai più essere. L’istinto alla sopravvivenza ha preservato la mia persona e per tanti anni ha voluto rimuovere ricordi di una vita sbagliata. Ma la memoria fa brutti scherzi, essendo un concetto non semplice: inganna, illude, deforma. Difficilmente si ricorda in modo esatto quello che è accaduto. Possiamo estrapolarne un dettaglio, una particolarità che, chissà perché, emerge dal mare magnum dei particolari per fissarsi in modo saldo al nostro ricordo. La memoria umana è fallace eppure è tutto ciò che ci costituisce". Così comincia la lunga lettera dell'ex boss Buttone.
Poi prosegue: "Cosa siamo se non gli strati di ricordi che si sono nel tempo posizionati uno sopra l’altro? Esistiamo in questa precisa forma perché abbiamo vissuto delle precise esperienze che ci hanno portato ad essere chi siamo. Non si può essere oggi senza essere stati ieri. E’ una espressione questa che fa male, ma bisogna prenderne atto e convivere coi ricordi che hanno caratterizzato la nostra esistenza. I ricordi sono complessi, perché spesso sfuggono al nostro controllo. Si appostano in qualche parte della nostra mente e tacciono a lungo per poi, forse, un giorno, ricomparire all’improvviso stimolati da un odore, da una sensazione, da una canzone. Così nasce appunto il testo musicato da me scritto di recente, dal titolo “Vive guagliò” ispirata ai ripetuti fatti di cronaca che leggo ancora verificarsi nella mia terra".
Buttone ripercorre la sua vicenda partendo dal gennaio 2013, data in cui ha iniziato a collaborare con la giustizia: "ho trovato il coraggio di tornare a rovistare in quei ricordi di cui oggi non ho alcuna nostalgia. Quando infatti si ricorda un evento, un fatto, una giornata, lo sguardo si rivolge indietro, indagando nel passato e pizzicando le corde della nostalgia, di quella sensazione mista tra rimpianto, tristezza e malinconia con cui guardiamo alle cose del passato come fossero perdute per sempre. Una sensazione che non mi appartiene, il mio unico rimpianto è di non aver continuato ad essere l’uomo che mio padre avrebbe voluto che io fossi, quello che si animava nelle assemblee studentesche, mosso da ideali e nobili valori, proiettato verso un obiettivo di vita dignitosa e onesta. Eppure, la mia terra, il male che l’ha caratterizzata e che purtroppo ancora oggi continua a mietere male, vittime, mi ha travolto fino ad infrangere i miei sogni. La camorra mi ha sedotto, mi ha persuaso e mi ha facilmente indirizzato verso una vita non onesta, una vita fatta di sfarzo, potere, illusione, fatta di impossibile, ma che poi tende a distruggere oltre che stesso, tutto ciò che ti circonda. Ma che vita era, che vita è se non ti concede nemmeno un attimo di felicità?".
Per Buottone la collaborazione è stata "il mio percorso di rinascita mi consente di fare certe affermazioni, con il peso di una colpa di cui non mi libererò mai. Molto spesso mi domando se riuscirò mai ad ottenere il perdono da parte di tutta quella società a cui ho fatto tanto male, lo so è un’impresa alquanto difficile, ma è mio dovere oggi più che mai trasmettere ai giovani le mie esperienze, i miei fallimenti, affinché non si facciano travolgere dal mantra del crimine, dal lusso, dai facili guadagni. È triste per me dopo tanti anni continuare a guardare la mia terra avvolta dallo stesso male che la ha caratterizzata per tanti lunghi anni. Ho affermato e riconfermo che la camorra fa schifo, non solo per aver distrutto la mia vita, per aver distrutto la terra che mi ha dato i natali, fatta anche e soprattutto di tanta gente che con dignità e lavoro si guadagna da vivere. Anche in un epoca come quella che ci troviamo a vivere travolti da una pandemia incontrollabile, la camorra riesce ad allungare i tentacoli ed escogitare il modo in cui ricavarne un tornaconto economico, facendo leva appunto nelle vite di quei giovani che trovandosi in difficoltà economiche si lasciano infatuare dall’illusione di realizzarsi socialmente. Niente di più sbagliato. Mi auguro che un giorno non lontano nel tempo si prenda atto del cancro di questo fenomeno, al fine di potersi sentire liberi e credere nelle istituzioni, perché l’esistenza umana è sempre condannata alla libertà".
VIVE GUAGLIO’…
Storie e sti guagliun ca se perdene ppè nient
Crescene ind’e vic addò se spara miezz a gente
Na muntagne e lacrime ind’a ll’uocchie e tutt’è mamme
Pregano a madonn ca nun le succere nient
Curre guagliò… can un jesc o sole
Curre guagliò… a chisti vic oscur
Chesta vit è fatt sulamente e malagente
Sì te spuorc e sang ropp nun po’ ffa cchiù nient
Guodete chist’ann pcchè a vita è tropp bell
Nun te fa distruggere ca tien e sintiment
Vive guagliò…scuordete stu munne
Vive guagliò…ca staje ancor’a tiemp
Pigliate e cunsiglie e chi te po’ parlà co core
Sientete sta voce cà te può salvà sicur
Nun c’è sta nu prezz pè te fa na vita nova
Niente è cchiù importante e… vivere cò core
Curre guagliò… nun’te girà aret
Vive guagliò… truovate n’ammore
Curre guagliò… e sientete cuntent
Vive guagliò… e tutt’è assaje cchiù bell