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Cronaca Marcianise

CAMORRA La confidenza del boss: “Io non ho sangue infame”

I colloqui in carcere tra pentiti svelano ulteriori retroscena

“Io non ho sangue infame”. E’ la confidenza che l’ex capo clan pentito Salvatore Belforte ha fatto mentre era rinchiuso nel carcere di Monza ad un altro collaboratore di giustizia Vincenzo D’Ambrosio, che lo ha poi raccontato ai magistrati antimafia che stanno cercando di fare luce sull’omicidio di Angela Gentile, ex amante di Domenico Belforte, fratello di Salvatore. Quest’ultimo proprio per le ‘mancate verità’ raccontate su questa scomparsa ha perso lo status di collaboratore ed in più occasioni ha accusato un altro pentito, Salvatore Caterino del clan dei Casalesi, di aver mentito nei suoi confronti.

Le confidenze in carcere

E di questo hanno parlato in carcere, secondo quanto raccontato poi ai pm della Dda, Belforte e Vincenzo D’Ambrosio. “Belforte era convinto che vi era un complotto contro di lui per fregare lui e la sua famiglia”. E quando D’Ambrosio chiede a Salvatore Belforte “come mai non avesse denunciato Salvatore Caterino per le false dichiarazioni”, l’ex capo clan pentito ha replicato: “A differenza di Caterino, io non ho sangue infame”. Una dichiarazione che “mi ha fatto convincere che implicitamente lo stesso Belforte con me ha ammesso che Caterino aveva detto la verità sulle confidenze che gli aveva fato in merito al coinvolgimento del fratello Domenico nella scomparsa di Angela Gentile”.

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