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Cronaca Marcianise

"Clan Belforte azzerato", revocata sorveglianza speciale per il 'professore'

I giudici hanno annullato la misura. Restituito un appartamento alla figlia: "Acquistato coi soldi della moglie"

Revocata la sorveglianza speciale e la confisca di beni, tra cui un appartamento della figlia a Marcianise, per Roberto Trombetta, già insegnante, ritenuto appartenente del clan Belforte. Lo ha deciso la Corte d'Appello di Napoli che ha accolto l'istanza dei difensori di Trombetta, gli avvocati Gabriele Amodio e Gianfranco Antonelli, e di sua figlia, l'avvocato Francesco Liguori, annullando sia la misura di sorveglianza sia il sequestro e la confisca dei beni che per i giudici sammaritani sarebbero riconducibili alle attività illecite di Trombetta. 

Per la corte partenopea la misura della sorveglianza speciale andava revocata per la carenza di attualità dei presupposti che avevano spinto i giudici di prime cure ad applicarla. L'appartenenza di Trombetta al clan - argomentano i giudici - si colloca in epoca antecedente al 2015, anno dal quale è detenuto tenendo una buona condotta in carcere al punto che si è laureato in Lettere Classiche. Inoltre pesa nella decisione dei giudici il fatto che la cosca dei Belforte "è stata completamente azzerata a tutti i livelli, anche di semplice manovalanza". 

Annullato anche il provvedimento di confisca di un immobile alla figlia di Trombetta in quanto - come dimostrato anche nel corso del giudizio - quel bene sarebbe stato acquistato con i soldi della moglie che ricevette un'eredità dai fratelli oltre a riscattare polizze vita per circa 68mila euro. Immobile che venne intestato prima allo stesso Trombetta e poi da questi donato alla figlia, secondo la ricostruzione patrimoniale fatta dai periti. 

Infine revocata anche la confisca per equivalente da 200mila euro ritenuta frutto delle attività usurarie di Trombetta. Per i giudici tale confisca sarebbe "di dubbia legittimità".  

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