Ci sarebbe la rabbia per diverse cause giudiziarie perse e l’idea che l’avvocato non abbia fatto a pieno il suo lavoro dietro l’aggressione posta in essere da quattro persone, tutte residenti nel basso Lazio, ai danni di un avvocato casertano, domiciliato a Portico di Caserta con studio a San Nicola la Strada, che nel giugno dello scorso anno si è presentato ai carabinieri denunciando di essere stato sequestrato, rapinatori e costretto a firmare cambiali per 110mila euro da quattro persone (poi finite in carcere).

Subito dopo la denuncia del legale, sono state attivate le intercettazioni sui telefoni degli aggressori dalle quali sono emerse chiaramente la rabbia che provavano nei confronti del professionista che, secondo loro, non li avrebbe difesi nel migliore dei modi nelle cause che avevano in tribunale. Anzi, secondo quanto racconta al telefono Ernesto Pantusa, 43 anni, raggiunto dall’ordinanza cautelare, il legale non si si sarebbe mai presentato alle udienze ed avrebbe comunque intascato i soldi delle parcelle.

Un fatto che, secondo quando racconta l’aggressore, sarebbe aggravato dalla “vicinanza familiare” essendo lo stesso avvocato il testimone di nozze della sorella. E dalle intercettazioni emerge come Pantusa non sia neanche preoccupato dalla denuncia presentata nei suoi confronti dall’avvocato casertano, di cui viene a conoscenza tramite uno studio notarile di Mondragone che gli stava curando la pratica per riuscire ad incassare le cambiali in seguito al sequestro delle stesse operato dalla Guardia di Finanza.

Tant’è che lo stesso Pantusa, al telefono, ammette di aver presentato un esposto all’Ordine degli Avvocati di Santa Maria Capua Vetere per denunciare l’avvocato: un dossier di circa un centinaio di pagine in cui sarebbero stati evidenziati tutte le ‘mancanze professionali’ dello stesso.