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Cronaca Cancello ed Arnone

Assolto per i vaccini ‘vietati’ alle bufale, imprenditore ottiene un maxi indennizzo

Il titolare dell’allevamento di Cancello ed Arnone potrebbe fare causa all’Asl

Assolto B.B., 43enne titolare di un'allevamento zootecnico a Cancello ed Arnone, dall’accusa di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, commercio di sostanze alimentari nocive, maltrattamento di animali. 

Secondo gli inquirenti il titolare dell'azienda bufalina cancellese, inoculando il vaccino RB51 a capi bufalino adulti presenti nell'azienda zootecnica in spregio delle disposizioni normative in cui si fa divieto su tutto il territorio nazionale la commercializzazione e l'uso del vaccino contro la brucellosi, ‘corrompeva’ il latte prodotto dalle bufale vaccinate illegalmente destinato all'alimentazione ed al commercio in modo pericoloso per la salute pubblica, deteneva lo stesso latte prodotto da capi bufalini risultati positivi al vaccino RB51 e nella somministrazione del vaccino su capi di bestiame adulti li sottoponeva a trattamenti dannosi per la loro salute poiché l'inoculazione avveniva al di fuori di ogni controllo. 

L’imprenditore è stato però assolto dal Tribunale di Santa Maria Capua in primo grado per il reato di adulterazione di sostanze alimentari, commercio e detenzione: il collegio giudicante ritenne di infliggergli una pena di 6 mesi di reclusione per il reato di maltrattamenti di animali ritenendo che ci fosse la prova della somministrazione illecita del vaccino RB51. 

L'accusa poggiava sul fatto che sui 300 capi di bestiame presenti in azienda 38 risultarono positivi al vaccino. 

In appello l'avvocato difensore dell'imprenditore bufalino, Ferdinando Letizia, ha sostenuto la tesi della non certezza del metodo scientifico adoperato per l'individuazione della positività al vaccino RB51, poiché essendo la somministrazione del medesimo vaccino legale nell'arco temporale 2011-2014 e potendo riscontrare a distanza di anni ancora tracce nei capi di bestiame sottoposti a vaccinazione, non attribuibile quindi ad una inoculazione illecita. 

Accolta la tesi difensiva, la seconda sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha quindi assolto l'imputato perché il fatto non costituisce reato, circostanza che ha consentito lo sblocco dell'indennizzo erogato dalla Regione Campania per i capi di bestiame abbattuti poiché infetti per un ammontare pari a 361mila euro. La difesa non ha escluso inoltre una eventuale azione civile in nei confronti dell'Asl di Caserta poiché, dopo l'assoluzione di primo grado di B.B., ha negato il pagamento dell'indennizzo dovuto in maniera arbitraria.

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