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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Assalti a gioiellerie e supermercato: rapinatore cambia vita e diventa fruttivendolo

Concesso l'affidamento in prova ai servizi sociali per il giuglianese 'pinotto'

Era stato condannato complessivamente, in vari procedimenti penali, a 17 anni e 10 mesi di reclusione per aver commesso varie rapine in gioiellerie nell’hinterland napoletano e casertano, porto e detenzione di arma, lesioni aggravate, associazione a delinquere. La pena venne poi ridotta a 9 anni e 6 mesi grazie al riconoscimento del vincolo della continuazione. 

Giuseppe Rendola, giuglianese classe '94 di Vico Montone, si è visto riconoscere la misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali dal Tribunale di Sorveglianza di Salerno (Presidente Monica Amirante, Giudice a latere Dott. Francesco Mario Fiore) che accogliendo la richiesta dell’avvocato Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord, ha consentito l’espiazione della pena residua con attività lavorativa presso un fruttivendolo del posto. 

Il giovane era stato già graziato dalla Corte di Appello di Napoli, quinta sezione penale, Presidente Luisa Toscano, vedendosi decurtare tre anni da una sentenza di condanna emessa dal GUP del Tribunale di Napoli Nord Dottoressa Antonella Terzi. 

L’ulteriore sconto di pena è stato invece concesso dal GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Sergio Enea, che accogliendo la richiesta di continuazione dell’avvocato Luigi Poziello, ha rideterminato la pena in anni 9 e mesi 6 di reclusione, decurtando pertanto altri 5 anni e 4 mesi dalla condanna principale.

I precedenti

I primi fatti risalgono al settembre del 2015 quando Rendola, insieme ad un complice, armati di una pistola fecero irruzione presso una gioielleria di corso Aldo moro a Santa Maria Capua Vetere, ed innanzi alla resistenza del gioielliere lo colpirono con il calcio della pistola alla testa, lasciandolo esanime a terra. Razziarono a le casse e la cassaforte per poi dileguarsi a bordo di una vettura rubata. Le accuse, infatti, sono gravissime: rapina in concorso aggravata, porto e detenzione di una pistola marca Beretta, ricettazione di autovettura, lesioni aggravate, detenzione di proiettili.

Altra rapina quella alla gioielleria Cresci di Sant’Antimo, quando furono esplosi alcuni colpi di arma da fuoco. Il titolare dell’esercizio aveva infatti opposto resistenza e ha esploso alcuni colpi a scopo intimidatorio: uno dei 2 rapinatori rispose al fuoco. Fortunatamente nessuno resta ferito. I rapinatori scappano a bordo di una Fiat 500 (dalle indagini risultata rubata in quella zona). Avviate le indagini nelle settimane successive i carabinieri riescono a raccogliere sufficienti elementi utili a identificare uno dei due presunti responsabili, Rendola.

Ultimo procedimento che ha visto il giovane indagato è quello di un blitz che vide il ragazzo arrestato insieme ad altre 18 persone. Raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati in ordine alla commissione di nove rapine a danno di esercizi commerciali, tra cui gioiellerie, distributori di benzina, supermercati, tabacchi ed un centro medico, 10 furti di cui due in abitazione e quattro episodi di ricettazione ed estorsione. L’indagine è partita il 31 marzo del 2016 dopo la rapina alla gioielleria “Zoppi” di Casal di Principe durante la quale uno degli indagati, a volto scoperto, dopo essere entrato con la scusa di voler acquistare un braccialetto, estraeva la pistola consentendo, in tale modo, l’ingresso nel negozio di altri due complici. Insieme a questi l’uomo asportava preziosi per un valore di circa 8mila euro. I carabinieri ricostruivano la via di fuga dei rapinatori e individuavano l’auto, non provento di furto, con la quale i tre erano stati prelevati da un quarto complice.

L’indagine proseguiva fino al 31 dicembre scorso attraverso servizi di osservazione, analisi dei filmati di videosorveglianza, intercettazioni telefoniche e ambientali ed escussione delle vittime. Venivano così identificati il promotore della banda criminale e gli altri cinque componenti della stessa che, insieme a complici esterni, avevano preso di mira attività commerciali tra le province di Napoli e Caserta, tra cui due gioiellerie, un distributore di carburanti, tre rivendite di tabacchi, un centro medico e un supermercato. Accertati anche quattro episodi di ricettazione, un episodio di estorsione col “cavallo di ritorno”, otto furti a negozi, di autovetture e in abitazione.

Un bottino complessivo di oltre 100mila euro per la banda che, tra i colpi più proficui, vantava quelli al supermercato “A casa mia” di Casapulla dove furono asportati oltre 50mila euro in contanti e il furto commesso nell’abitazione di una donna a Giugliano, parente di un’indagata che, con la sua complicità, permetteva alla banda di sottrarre 6mila euro in contanti e preziosi per oltre 20mila euro.

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