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Cronaca Mondragone

Center Office sullo stato attuale dell'Iter delle ZFU in Italia

Mondragone - "Zone franche, addio senza debutto": così recita un recente articolo di giornale. Ennesima interpretazione giornalistica azzardata, quella avutasi nei giorni scorsi, da parte di un noto quotidiano nazionale che ha diffuso la...

"Zone franche, addio senza debutto": così recita un recente articolo di giornale. Ennesima interpretazione giornalistica azzardata, quella avutasi nei giorni scorsi, da parte di un noto quotidiano nazionale che ha diffuso la fantomatica notizia di una definitiva abrogazione per le Zone franche in Italia.
Tutto finito, dunque? Niente affatto; la partita è più aperta di prima.
E', del resto, secca e senza margini di ambiguità la controreplica dello stesso Ministero per lo Sviluppo Economico al proposito:
"Roma, 7 dicembre 2010 - Nella riforma incentivi non c'e' soppressione Zfu. In merito ad alcune notizie circolate in questi giorni sulla stampa, si fa presente che nell'ambito dello schema di decreto legislativo di riordino degli incentivi alle imprese – tuttora in fase di predisposizione - non è prevista la soppressione delle misure relative alle zone franche urbane". Dunque: zone franche urbane, sì!
La secca smentita che non si è fatta attendere, direttamente dal Ministero dello Sviluppo Economico riguardo la cancellazione "presunta" della Legge istitutiva delle ZFU in Italia, mette a tacere tutte le voci che davano la tesi abolizionista ormai per vincente senza un vero motivo o fatto da cui farla scaturire; il riordino degli incentivi attuato dal decreto ministeriale in corso di predisposizione non intacca la struttura portante e le linee cardine della Legge n. 244, istitutiva delle ZFU in Italia, né le vede private dei fondi economici ad esse insindacabilmente destinati, con la benedizione del CIPE e, passaggio fondamentale questo, con il benestare irrevocabile della Comunità Europea. Ma, allora, da cosa nasce la questione?
A più di un anno dal battesimo ufficiale delle Zone Franche Urbane, suggellata con i migliori auspici dalla firma della convenzione attuativa, una girandola di eventi (… in origine era la Legge istitutiva n. 244/2007, poi l'emendamento abrogativo, il Decreto Milleproroghe immediatamente successivo, l'individuazione a sorpresa dell'Aquila quale 23° ZFU, le dimissioni del Ministro per lo Sviluppo, in ultimo le recenti new entry delle ZBZ con il DL 78/2010 e i famigerati proclami di firma ai Decreti, etc ...) ha reso lenta e complicata la realizzazione effettiva delle ZFU in Italia.
L'unico dato incontrovertibile, quindi, è la complessità intrinseca della storia italiana delle ZFU, fin dal suo esordio, e del suo iter di sviluppo; tutto ciò, non certo per colpa del progetto che ne sta alla base, quest' ultimo animato da una lungimirante forza di crescita e di innovazione; non a caso, la legge sulle ZFU è stata fortemente voluta, pensata e basata sul principio positivo delle "agevolazioni" fiscali e contributive, laddove il meccanismo dell'automatismo agevolativo (che garantisce snellimento di procedura e democrazia intrinseca) stava e sta, prioritariamente, alla base del progetto sperimentale delle zone franche italiane. Simile sistema di incentivi, configurandosi come aiuto di stato, è stato oggetto di un percorso lungo e complesso di approvazione da parte della Commissione Europea che non potrebbe, neppure se lo si volesse domattina, essere rimaneggiato, soppresso o stralciato in quanto soggiacente al suo vincolante potere superiore.
In effetti, l'aggiunta del DL 78, accanto alle preesistenti ZFU, rende individuabili "Zone a Burocrazia Zero" (Art. 43 dell'ultima manovra finanziaria); può, questo, bloccare il percorso alle Zone franche? Rileggiamo brevemente un passaggio dell'articolo di legge:
"… nel Meridione d'Italia possono essere istituite zone a burocrazia zero….".
Trattasi di periodo "ipotetico") e non "perentorio" per l'eventuale battesimo di qualche zbz/zfu. Dall'art. 43, si legge ancora: "qualora vi sia coincidenza territoriale tra la zona a burocrazia zero e una delle zone franche urbane …", il peggio che può succedere alla città di zfu anche zbz è che la gestione delle risorse finanziarie diventi faccenda del sindaco territorialmente competente.
In pratica, allora, i fondi stanziati per le ZFU italiane, malgrado gli oscillanti tempi di attesa, non possono che seguire alla fine la strada dell'attuazione; inoltre, anche per le nuove ZBZ il Governo dovrà stanziare ulteriori risorse, cosa di certo non da poco. Eppure, a conti fatti, oggi questo ci appare in ogni caso come il male minore; del resto, anche questo è uno strumento per dimostrare che se la zbz deve coincidere significa che deve farlo con qualcuno: una zfu; il che ne determina, di fatto, l'impossibilità di un suo diniego da parte governativa.
Perché, in definitiva, nulla di attivo può corrispondere a qualcosa che di attivo non lo è o non più. E, allora, perché parlare di esequie alle zone franche? Oppure di morte prematura di giovane legge dal breve o quasi nullo vissuto?
Dal battesimo alle esequie c'è il lasso di tempo di un percorso che può e deve essere lungo, fattivo e produttivo. Ma per farlo un percorso deve esserci prima un inizio.
Le zfu hanno un futuro, che né zbz, né ultim'ore del momento potranno mai davvero in fondo togliere loro, al di là di confusioni e penosa disinformazione. E' stata siglata, a suo tempo, una Convenzione ufficiale, dal valore soprattutto sociale, tra Governo Centrale, Comuni e Associazioni dei cittadini e delle Imprese interessate che non può andare in alcun modo vanificata o smentita; un patto sinergico in cui credeva e crede tuttora chi lo ha ratificato.
Per tali ragioni e molte altre ancora, per diritto e per dovere, adesso più che mai la collettività è chiamata a partecipare ad una mobilitazione d'intenti, affinché il MISE, senza più tentennamenti, indugi o fughe di sorta, fornisca alla Legge medesima i supporti necessari per la sua efficacia, quale sbocco naturale di un iter faticoso, impervio, qualche volta zoppicante ma, in definitiva, irrinunciabile.

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