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Cronaca Pignataro Maggiore

Politica e camorra contro i cronisti scomodi

Pignataro Maggiore - Le indagini sulle minacce di morte, sulle campagne diffamatorie, sulle pressioni politiche, imprenditoriali ed editoriali, sulle sistematiche e scientifiche censure, sulle ritorsioni di carattere professionale, sugli attentati...

Le indagini sulle minacce di morte, sulle campagne diffamatorie, sulle pressioni politiche, imprenditoriali ed editoriali, sulle sistematiche e scientifiche censure, sulle ritorsioni di carattere professionale, sugli attentati dinamitardi o a colpi di lupara hanno bisogno di fare un salto di qualità. Non si riuscirà mai a capire che cosa sta succedendo davvero a Pignataro Maggiore ai danni dei giornalisti se non si metteranno sotto un unico riflettore tutti i vari fascicoli, le diverse indagini, le numerose denunce e gli elementi indiziari che sono in mano alla polizia e ai carabinieri, alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Se si guarderà al quadro complessivo, al “contesto” (come diceva il grande scrittore Leonardo Sciascia a proposito della mafia), si comprenderà immediatamente che c'è un filo rosso che collega l'azione della cosca mafiosa Lubrano-Ligato-Nuvoletta-Romagnuolo, le manovre affaristiche sul territorio di Pignataro Maggiore (tra centrali, rifiuti, appalti e “camorra imprenditrice” in generale) e il mondo politico. Politica, camorra e affari hanno un interesse comune: impedire che i giornalisti accendano i riflettori sul “caso Pignataro”; e non a caso ognuno dei “poteri forti” interviene per mettere a tacere la stampa. Ovviamente, con le diverse “sensibilità” di cui sono capaci il potere e i “poteri”. Non può essere solo una coincidenza che – per esempio – le inchieste giornalistiche sui beni confiscati e rimasti nelle mani delle cosche provochino le ire convergenti dei politici e dei camorristi; non può essere un caso che i cronisti siano sottoposti a pressioni politiche e a minacce di morte, queste e quelle drammaticamente in sintonia. Una campagna di accerchiamento, una manovra a tenaglia contro i giornalisti di cui forze dell'ordine, magistratura, prefettura, ministero dell'Interno e Commissione parlamentare antimafia dovrebbero analizzare tutti gli aspetti e intervenire prima che ci scappi il morto. Se non si correrà ai ripari, prima o poi a Pignataro Maggiore qualche giornalista sarà ucciso. E' fin troppo facile capire che se sono sempre gli stessi cronisti ad essere oggetto di pressioni e minacce – firmate dalla politica, dalla camorra e dal mondo degli affari -, c'è qualcosa di inconfessabile che si vuole coprire. C'è una sola consolazione: a Pignataro Maggiore, come è dimostrato dal clima intimidatorio esistente ai loro danni, i cronisti stanno scrivendo una bella pagina del giornalismo d'inchiesta. Nessuna medaglia, per carità; stanno solo facendo il loro dovere di giornalisti.

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