Villa Santa Croce, residenti sul piede di guerra
(Piana M.V.) Gli abitanti della caratteristica frazione del Comune di Piana di Monte Verna, non sanno più cosa fare. Si sentono abbandonati e discriminati. Tanti, troppi i disservizi procurati dall’amministrazione retta dal sindaco, Raffaele De...
(Piana M.V.) Gli abitanti della caratteristica frazione del Comune di Piana di Monte Verna, non sanno più cosa fare. Si sentono abbandonati e discriminati. Tanti, troppi i disservizi procurati dall’amministrazione retta dal sindaco, Raffaele De Marco. A nulla valse finora le segnalazioni fatte ai vertici dell’ente, che secondo gli inviperiti residenti non riesce a garantire nemmeno l’ordinario. “Siamo cittadini di serie D -tuonano in coro- siamo completamente abbandonati, tante, troppe cose non funzionano. A cominciare dalle bollette dell’acqua- un vero salasso rispetto ai residenti della city. Perché questa differenza? Perché stiamo pagando i consumi relativi al 2003? Ma c’è dell’altro. Il problema dei settantaquattro loculi costruiti quasi un anno fa- rimasti inutilizzati, causa il mostro burocrazia. “Abbiamo già versato il 50% della somma- per l’acquisto dei loculi- racconta un gruppo di anziani, ma è tutto fermo da mesi, manca il collaudo. Cosa si aspetta a portare quei provini (fermi in un loculo) - nella sede opportuna- snellendo le procedure per il collaudo? É una vera beffa per chi ha acquistato i loculi- finire poi in loculi di “fortuna”- in attesa del benedetto collaudo- che tarda ad arrivare. C’è poi il problema della lapide dedicata ai caduti, e l’orologio del campanile fermo. Da mesi- racconta un residente- la lampada votiva collocata alla base della lapide -che ricorda i nostri caduti- è spenta. Lo stesso dicasi per l’orologio -fermo da tempo immemore alle 11:15. Per anni- tutto ha funzionato grazie al signor Mastroianni, che forniva gratis et amore dei l’energia. Se non si riesce a tenere accesa una lampada e a far funzionare un orologio pubblico- vuole dire che siamo arrivati alla frutta- le sincronizzate parole conclusive degli sconsolati residenti.