La ‘santificazione’ dei fratelli Diana. “Volevano far arrestare un affiliato per diventare paladini della legalità”
L’inquietante retroscena svelato dal pentito Pellegrino: “Poi decisero di assumere i parenti delle vittime di camorra”
Un’opera di ‘santificazione’ per diventare paladini della legalità. E’ quella che avrebbero studiato i fratelli imprenditori di Casapesenna Antonio e Nicola Diana per sviare ogni possibile dubbio su un loro collegamento con l’organizzazione criminale guidata da Michele Zagaria. E per realizzare questo progetto avrebbero anche chiesto al capoclan di ‘sacrificare’ qualche uomo, facendolo arrestare in seguito ad una loro denuncia.
A raccontare questo episodio è un pentito dei Casalesi, Attilio Pellegrino, cassiere del gruppo Zagaria. “Quando fui scarcerato venne il ragioniere del ‘repezzato’ e mi disse che il suo datore di lavoro aveva bisogno di far arrestare per estorsione qualcuno e mi chiedeva di sacrificare qualcuno. Mi disse che il repezzat mandava a dire a noi del clan Zagaria che aveva bisogno di presentarsi alle forze dell’ordine come un imprenditore modello ed espressione della legalità e quindi doveva denunciare qualcuno”.
Pellegrino, stando al suo racconto ai magistrati, avanzò la richiesta personalmente a Michele Zagaria, parlandogli col ‘sistema dei citofoni ma ricevette un diniego dal capoclan. “Mi disse che era un’idea assolutamente improponibile in quanto non potevamo far arrestare nessuno e che occorreva studiare qualche altra soluzione” ha spiegato Pellegrino. Soluzione che, poi, effettivamente fu trovata, stando al racconto del pentito: “Dopo qualche tempo mi dissero che avevano effettivamente posto in essere un’idea alternativa: l’assunzione delle persone vittime o parenti delle vittime di camorra così da presenterai come un paladino della legalità”.