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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Casal di Principe

CAMORRA Tre arresti per l’omicidio del ras Antonio Mottola

Il delitto nato nella guerra tra i clan Schiavone/Bidognetti e i Bardellino

Nelle prime ore della mattinata odierna, nell’ambito di un’indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli - Direzione Distrettuale Antimafia, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, nelle province di Caserta, Sassari e Milano, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di Napoli nei confronti di 3 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di arma da fuoco aggravati dal metodo e finalità mafiose.

L’indagine, avviata nel 2016 a seguito delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Giuseppe Misso e Nicola Panaro, consentiva attraverso una laboriosa attività di riscontro di far luce su di un efferato omicidio ai danni del pregiudicato Antonio Mottola, avvenuto a Casal di Principe il 5 luglio 1995, affiliato all’organizzazione camorristica della Nuova Famiglia, capeggiata allora da Antonio Bardellino, operante a Casal di Principe e nei comuni limitrofi, per conto della quale era addetto alla raccolta del denaro proveniente dalle estorsioni a commercianti ed imprenditori.

L’attività investigativa condotta dai militari dell’Arma collocava il fatto di sangue nell’ambito di quell’epurazione degli esponenti facenti capo alla famiglia Bardellino nonché nella successiva contrapposizione armata nell’ambito dello stesso clan dei casalesi, tra gli Schiavone/Bidognetti da una parte e i De Falco/Quadrano/Venosa dall’altra.

In particolare il delitto fu commissionato da Walter Schiavone e materialmente eseguito da Giuseppe Russo, detto “o’ padrino”, Giuseppe Misso detto “caricallieg”, Nicola  Panaro, detto “o’ principino”, Oreste Caterino (deceduto) e Bruno Salzillo (con il ruolo di segnalare la presenza della vittima) perché, alla luce dell’ allora recente collaborazione con la giustizia di Giuseppe Quadrano, si temeva che anche Antonio Mottola, appartenente alla medesima fazione di quest’ultimo, potesse qualora arrestato riferire su eventi delinquenziali per loro compromettenti.

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