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Cronaca Mondragone

Svolta nelle indagini per l'omicidio: 2 arresti. Dalla confessione in diretta al falso alibi

Le indagini riaperte grazie ai collaboratori di giustizia

Svelati i killer dell’omicidio di Giovanni Invito. A 15 anni di distanza, i carabinieri del Reparto Territoriale dei Carabinieri di Mondragone hanno dato esecuzione ad un'ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere emessa dal gip di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di Michele Degli Schiavi e Mario Camasso, entrambi indagati dei reati di omicidio e di detenzione e porto in luogo pubblico di arma comune da sparo da ritenersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile.

Le indagini riaperte nel 2020

Il procedimento prendeva avvio nel 2020, a seguito della riapertura delle indagini in precedenza condotte, tra il 2007 e il 2008, dalla DDA di Napoli e dalla Procura della Repubblica, in relazione all'omicidio di Giovanni Invito, commesso in Mondragone il 17 ottobre del 2007. Quel giorno due uomini a bordo di uno scooter raggiunsero Invito Giovanni a viale Duca degli Abruzzi verso le ore 23:00, esplodendo almeno 5 colpi di pistola al suo indirizzo, e ne cagionarono la morte.

La confessione al telefono ed il falso alibi

L'attività tecnica condotta nei giorni e nei mesi successivi al verificarsi del delitto consentiva di risalire a Michele Degli Schiavi e Mario Camasso quali possibili responsabili del fatto, ma, in assenza di sufficienti indizi, il procedimento fu archiviato. Con riferimento a Camasso, elementi utili venivano tratti in particolare, sin da subito, dal contenuto di alcune conversazioni intercettate intercorse tra l'indagato ed una donna, la quale aveva fornito all'indagato un alibi nell'immediatezza del fatto. A seguito della riapertura delle indagini, resa possibile grazie al contributo dichiarativo di alcuni collaboratori di giustizia, l'alibi si rivelò falso, costituendo un ulteriore, sopravvenuto, elemento indiziario. A fare ulteriore luce sul possibile movente e sui ritenuti responsabili dell'omicidio, rilevavano poi le risultanze delle intercettazioni ambientali disposte nel 2008, durante le quali uno degli indagati attribuiva a sé ed al complice la paternità dell'omicidio.

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