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Cronaca San Cipriano d'Aversa

Appalti all'imprenditore 'amico' di Zagaria: confiscati beni per milioni di euro

I giudici non applicano la sorveglianza speciale a Luciano Licenza: non è più pericoloso. Dissequestrate le quote societarie appartenenti a terzi

Confiscati beni riconducibili a Luciano Licenza, imprenditore legato al clan dei Casalesi, in particolare alla fazione guidata da Michele Zagaria. E' stata questa la decisione della Quarta Sezione - Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere - presieduta dal giudice Maria Francica con a latere i giudici Massimo Urbano e Francesco Balato - nei confronti dell'imprenditore di San Cipriano d'Aversa.

Secondo i giudici, quei beni - immobili, quote societarie e conti correnti - sarebbero provento di attività illecite di Licenza, ritenuto dagli inquirenti della Dda  legato a doppio filo al clan dei Casalesi fazione Zagaria in un rapporto di reciproco scambio di favori e prestazioni economicamente rilevanti. Di qui la confisca. La Sezione Misure di Prevenzione, però, ha rigettato la proposta di applicazione della misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per Licenza, difeso dall'avvocato Giuseppe Stellato che è riuscito a dimostrare come non sussista l'attuale pericolosità del proprio assistito. 

Infine, i giudici hanno proceduto a dissequestrare alcuni beni di soggetti terzi estranei all'attività illecita svolta dall'imprenditore di San Cipriano d'Aversa. Si tratta perlopiù società che avevano acquistato millesimi di proprietà di immobili un tempo ricadenti nelle disponibilità della società Licenza Immobiliare facente capo alla famiglia Licenza. Da accertamenti postumi ne è stata dimostrata l'estraneità con la relativa restituzione agli aventi diritto. È il caso delle società Gdl Srl costruzione per le quote afferenti alle due società Demetra Srl e Unica Center Srl, rappresentate dall'avvocato Ferdinando Letizia, la società Ariete Srl, rappresentata dall'avvocato Achille Golia, di alcuni immobili ubicati a Casagiove e Casapesenna facenti capo a Antonio Sepe, rappresentato dall'avvocato Paolo Granato, e Marisa Galoppo, difesa dall'avvocato Giuseppe Stellato. Tra i difensori impegnati nel dissequestro di beni non riconducibili alla famiglia Licenza anche gli avvocati Renato Jappelli, Giovanni Vairo ed Achille Cipullo. 

Luciano Licenza venne tratto in arresto nel luglio del 2015 nell'ambito dell'operazione denominata "Medea" e condannato in primo grado dal Tribunale di Napoli a sei anni di reclusione per associazione mafiosa. Le indagini condotte all'epoca dai carabinieri del Ros di Napoli su delega della locale Direzione Distrettuale Antimafia evidenziarono come Licenza unitamente ad altri imprenditori nel periodo 2001-2013 aveva ricevuto da Michele Zagaria per il tramite di sue influenze su alcuni dirigenti e funzionari presso la Regione Campania ingenti commesse per l'esecuzione di lavori di somma urgenza sottesi alla gestione del ciclo integrato delle acque erogando in cambio somme di denaro allo stesso boss e ai suoi familiari. Le successive indagini economico-finanziarie svolte dai finanzieri del Gico di Napoli nei confronti di Licenza consentirono di ricostruire in capo all'imprenditore ed al suo nucleo familiare un notevole complesso patrimoniale.

Un grande apporto alle indagini è stato fornito dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Massimiliano Caterino e Antonio Iovine. Dalle dichiarazioni rese dai pentiti è stato possibile delineare per gli inquirenti in sistema nel quale tutti gli imprenditori indicati nominativamente erano quelli legati a Michele Zagaria. Quando poi tali imprenditori si aggiudicavano gli importanti lavori si rivolgevano al clan chiedendo di mediare con i clan egemonia locali, mediazione che aveva un costo. Devolvevano poi una quota di tale percentuale alla clan del clan egemone sul territorio ove eseguivano i lavori come prezzo per la tranquillità del cantiere. Oltre a tali somme gli imprenditori versavano a Michele Zagaria una quota ulteriore a titolo di ripartizione degli utili ed un corrispettivo per il lavoro ottenuto grazie al clan.

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