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Cronaca

Appalti al clan, no dai giudici all'arresto di dirigente del Comune e banchiere

La Dda aveva invocato il carcere per Greco ed i domiciliari per D'Alessandro: respinto il ricorso al Riesame

Rigettato l'appello della Dda che aveva invocato l'applicazione di misure cautelari per il dirigente dell'Utc di Capua Francesco Greco e per il funzionario di banca Andrea D'Alessandro, coinvolti nell'indagine sulle ditte legate ai Casalesi che, secondo l'Antimafia, operavano su Capua grazie all'appoggio di politici (tra cui l'ex sindaco Carmine Antropoli) e del dirigente comunale.

Questa la decisione della dodicesima sezione del tribunale del Riesame di Napoli. Per Greco, difeso dall'avvocato Mauro Iodice, il pm aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa oltre che per corruzione e turbata libertà degli incanti aggravati dal metodo mafioso. Per il Riesame Greco, però, non avrebbe posto la sua funzione pubblica al servizio della consorteria casalese, per la quale ci sono solo le dichiarazioni (per i giudici prive di riscontro) del collaboratore di giustizia Francesco Zagaria, alias Ciccio 'e Brezza. Il dirigente nei mesi scorsi era stato reintegrato anche al lavoro.   

Per D'Alessandro, invece, accusato di riciclaggio il pm aveva chiesto gli arresti domiciliari. Anche per lui, ad avviso dei giudici, non sarebbe dimostrata a pieno la consapevolezza dell'apporto fornito al clan, cioè il far prelevare soldi in contanti a Zagaria. Per il funzionario i giudici hanno confermato la misura interdittiva per un anno (applicata lo scorso 15 aprile) del divieto di esercitare attività professionale nei settori bancari, finanziari ed assicurativi. 

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