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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Castel Volturno

Rischia di morire dopo l'aborto clandestino: arrestata la sua aguzzina

La ragazza aveva pagato 28mila euro per arrivare in Italia, dove è stata sequestrata e costretta a prostituirsi. L'hanno costretta a 'perdere' il bambino che portava in grembo

Aveva pagato tutti i soldi che era riuscita a racimolare per il ‘viaggio della speranza’, quello che avrebbe dovuto portarla lontano dalla povertà di Benin City e permetterle di costruirsi un futuro. Ma una volta arrivata in Italia è finita nelle grinfie di una “maman” che l’ha sequestrata, costretta a prostituirsi ed anche obbligata ad abortire il bambino che portava in grembo. Ma l’incubo è finito grazie alla denuncia presentata alla polizia che ha permesso di mettere dietro le sbarre la sua sfruttatrice, Mercy Ovbiolokun, 49 anni. 

La donna, con precedenti in materia di stupefacenti, è ritenuta responsabile dei reati di riduzione in schiavitù finalizzata allo sfruttamento sessuale e all’accattonaggio, tratta di esseri umani con l’aggravante del grave pericolo per la vita e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reati aggravati dalla transnazionalità e dall’interruzione di gravidanza non consensuale. E’ stata arrestata a Castel Volturno dagli uomini della Squadra Mobile di Bari. 

Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla D.D.A di Bari, sono state avviate a novembre dello scorso anno, quando i sanitari della clinica Mater Dei Hospital segnalavano l’arrivo presso quel pronto soccorso di una giovane donna, vittima di aborto clandestino procurato attraverso l’assunzione di pillole abortive, il cui stato di gravidanza era compatibile con il quinto mese di gestazione. La donna, a seguito dell’interruzione clandestina, era giunta in ospedale con una forte emorragia che le aveva causato anche un grave stato di anemia acuta. 

Le immediate indagini del personale della sezione Criminalità Straniera e Prostituzione della Squadra Mobile avevano consentito di individuare sin da subito l’abitazione dove era stata rinchiusa la ragazza e di sequestrare numerosi indumenti ancora intrisi di sangue. Le testimonianze, le attività tecniche e soprattutto le dichiarazioni della vittima hanno così consentito di ricostruire l’intera vicenda. Il difficile viaggio vero la Puglia e l'aborto clandestino La donna, originaria di Benin City, dove viveva in precarie condizioni economiche, era stata convinta a trasferirsi in Italia da una sua connazionale che avrebbe finanziato il viaggio, con la cifra di 28.000 euro che la stessa avrebbe dovuto successivamente restituire una volta giunta in Italia. Partita dal suo paese, venne dapprima trattenuta in Libia, all’interno di un campo con altri migranti, e successivamente imbarcata su un peschereccio assieme ad altre 130 persone. Durante la navigazione verso l’Italia, a seguito del naufragio del natante, due donne persero la vita mentre lei, dopo l’intervento dei soccorritori, venne trasferita presso il centro di accoglienza di Lecce. Prelevata da un suo connazionale, venne accompagnata a Bari e data in consegna all’arrestata che, una volta appreso del suo avanzato stato di gravidanza, la costrinse ad assumere alcuni farmaci abortivi che le provocarono la forte emorragia. A seguito della richiesta di soccorsi fatta da un’altra cittadina nigeriana, la 'maman' si allontanò facendo perdere le proprie tracce, fino alla mattinata odierna quando è stata rintracciata in provincia di Caserta.

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