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Cronaca Castel Volturno

156 ARRESTI Nel casertano lo scalo dell'eroina proveniente da Asia e Sudamerica

Oltre due quintali di stupefacenti sequestrati nell'operazione Domitia. Uno dei pusher aveva fittato la villa di un esponente dei casalesi. La "breccia" dei corrieri attraverso le rotte dei terroristi

La provincia di Caserta faceva da scalo della droga che arrivava da Pakistan, Cina e Laos ed il Sudamerica passando per Africa e Turchia, seguendo le rotte dei terroristi, a rifornire diversi paesi europei. Si chiama "Domitia 2012" l'indagine che nei giorni scorsi ha portato all'arresto, tra Caserta, Napoli e Bologna, 12 persone (sette sono ricercati) che facevano da ponte per l'eroina che veniva smerciata in Italia da parte di un'organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti.

I NUMERI DELL'OPERAZIONE

I numeri dell'operazione, condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Perugia, guidato dal Tenente Colonnello Nicola Morra, sono impressionanti. Dal 2012, anno di inizio dell'attività investigativa, a ieri, sono finite in manette 156 persone e sequestrati 2 quintali e mezzo di stupefacenti (eroina, cocaina e mdma) per un valore commerciale di circa 40 milioni di euro. 

LE INDAGINI

Nell’estate del 2012, aveva inizio, partendo dal capoluogo umbro, un’attività di polizia giudiziaria dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Perugia che dirigeva la propria attenzione nei confronti di un gruppo di spacciatori di nazionalità tunisina, attivi nella zona della Stazione Ferroviaria di Perugia Fontivegge. Nei riguardi di costoro, tra i mesi di giugno e di ottobre del 2012, venne sequestrata eroina per circa due chilogrammi e tratti in arresto 16 corrieri di cui 5 italiani.

IL PONTE CASERTANO

Nel prosieguo delle indagini, costantemente supportate e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica, in ossequio alle precise direttive del Ministero dell’Interno, in tema di contrasto al traffico degli stupefacenti, oltre alla collaborazione della D.C.S.A, del Servizio per la Cooperazione internazionale di Polizia – Divisione SI.RE.NE, attraverso lo SCIP sulla rete Enfast italiana, polacca, inglese, belga e svedese, dell’EUROPOL e di EUROJUST, si sono ricostruiti i canali di approvvigionamento dello stupefacente destinato alla piazza perugina,  identificando i fornitori intermedi operanti nel casertano (di qui il nome dell'operazione Domitia), di nazionalità africana (Costa d’Avorio e Nigeria), individuando e arrestando in flagranza, fra questi, un ivoriano di circa 40 anni, affittuario di una villa di proprietà di un esponente del clan dei casalesi a Castel Volturno. Le indagini hanno mostrato come proprio l'area Domitia, tra le province di Caserta e Napoli, fosse uno degli scali dei corrieri con la droga che poi veniva distribuita in Italia. 

IL CENTRO POLACCO

Nel corso delle indagini è stato individuato un soggetto tanzaniano,  il quale gestiva dal nord della Polonia, una fitta rete di trafficanti di eroina dimoranti in ogni angolo del mondo. Costui, un insospettabile uomo, sposato con una donna del posto e con figli piccoli, riusciva a spostare sistematicamente ingenti partite di stupefacente di eroina dai luoghi di produzione fino alle piazze italiane. Tra gli intermediari anche Miss Sudafrica arrestata in un blitz a Napoli nel 2015. 

LA RETE DI CORRIERI

Partendo dal tanzaniano operativo in Polonia è stata svelata una inedita associazione criminale, costituita da soggetti originari della Tanzania e del Burundi.  Costoro, prevalentemente sconosciuti alla giustizia, solitamente occupati in professioni ordinarie (barbieri, commercianti, attori, imprenditori ecc…) conducevano una vita assolutamente modesta, avendo cura di non ostentare mai le proprie, reali (ingentissime) possibilità economiche. È stato dimostrato che l’organizzazione vantava collegamenti e cointeressenze in varie nazioni europee e di altri continenti, come fosse ben strutturata e ordinativamente delineata con l’attribuzione di compiti e funzioni precise tra i vari adepti. 
L’enorme mole degli elementi di prova documentata e le molteplici informazioni acquisite hanno consentito di circoscrivere completamente la struttura gerarchica e conseguentemente delineare in maniera dettagliata il vincolo associativo, nonché indicare le più significative interrelazioni fra i vari sodali dell’organizzazione, così da avere avuto piena cognizione. 

IL VIDEO. LA DROGA SPEDITA IN UN TROLLEY

L’organizzazione criminale, dedita esclusivamente al traffico internazionale di stupefacenti - per lo più eroina – i cui adepti, si sono mossi con eccezionale disinvoltura nei più disparati contesti territoriali internazionali, ha realizzato, con cadenza quasi settimanale, un complesso traffico di droga, talché, grazie ad una capillare rete di collegamenti e cointeressenze in vari paesi europei  e con “corrieri” delle più disparate nazionalità , dimoranti in varie nazioni europee , hanno immesso sul mercato italiano grandi quantitativi di eroina . Sono stati, invero, ricostruiti i flussi di comunicazione ed i conseguenti canali di approvvigionamento e smistamento dello stupefacente, decriptando le migliaia di conversazioni in Swahili, spesso intrattenute in linguaggio di strada e criptico, captate tra i vari protagonisti. 


IL TRAFFICO

Fino al 2013, i corrieri partivano direttamente dai luoghi di produzione dello stupefacente, Africa orientale, Pakistan, Cina, Laos (eroina grezza in grani),  America latina (cocaina nelle varie forme: pasta, liquida ed in  polvere).
Dopo i primi sequestri, la droga proveniente sempre dai paesi di produzione, veniva stoccata in Turchia, Tanzania, Sud Africa, Brasile, Perù e Bolivia. Da questi Paesi, cambiando di mano, veniva trasportata in verso il nord europa da dove poi, cambiando ancora una volta di mano, raggiungeva l’Italia utilizzando i mezzi più disparati: vettori aerei, navi cargo, traghetti, treni, pulman, taxi, autovetture private. Successivamente gli organizzatori hanno iniziato ad utilizzare corrieri non più africani ma europei: italiani, greci, spagnoli, bulgari, ungheresi.
 

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