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Servire non servirsi

Servire non servirsi

A cura di Giuseppe Simeone

Emergenza minori, il boom della violenza giovanile

Troppi casi nelle cronache dei week end. Servono prevenzione e luoghi di aggregazione per salvare i nostri ragazzi

Violenza tra i giovani. La cronaca dei week end casertani ne è piena. Ma il fenomeno non è solo locale. Da nord a sud dell’Italia o dal centro delle nostre città alle periferie sono sempre più crescenti e preoccupanti questi casi.

Numeri importanti quelli relativi al settore della magistratura minorile esposti a Napoli alla cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario. L’incremento sensibile è stato rilevato, purtroppo, proprio nell’ambito penale. Un persistente allarme sulla devianza giovanile proviene proprio dalle forze dell’ordine operanti sul territorio. Ciò che fa paura è la violenza con cui determinati fenomeni avvengono e spesso sono anche accompagnati da futili motivi. Uno sguardo di troppo o un semplice malinteso non voluto o forse voluto. Basta accendere la televisione o leggere un giornale per imbattersi in queste notizie di cronaca dove le famiglie di aggressori e aggrediti vivono una tragedia familiare. Ascoltando le storie di questi minori siamo abituati a sentire “qui le cose vanno così” oppure “cosa possiamo fare noi da soli”.

Abbiamo bisogno di più luoghi di aggregazione come oratori, strutture sportive pubbliche e scuole aperte anche il pomeriggio. Quella dei minori è una sfida che si deve combattere su più fronti. Da un lato abbiamo la dispersione scolastica da contrastare e dall’altro, dopo la mattinata passata a scuola per chi frequenta, quartieri dove i ragazzi vivono in strada dove non c’è nulla. Come se non bastasse poi c’è la carenza di organico nel settore giustizia che è certamente un dato da non sottovalutare ma è opportuno ricordare che la repressione però non è la sola soluzione come spesso si legge su qualche giornale o si ascolta in alcuni servizi televisivi.

Un potenziamento ci dovrebbe essere esattamente dall’altro lato cioè quello della prevenzione. C’è bisogno di prevenzione e di aiutare i ragazzi prima che arrivino a casa o a scuola avvocati, forze dell’ordine o magistrati. Quando questo succede è troppo tardi, vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Serve un raccordo tra Istituzioni per uscire da questa brutta situazione che potrebbe colpire chiunque. Un patto che unisca scuole, famiglie, parrocchie, associazioni e forze dell’ordine. Serve necessariamente questo patto perché il mondo in cui oggi tutti noi viviamo è complesso. Il mondo è una realtà complessa e non è un blocco monolitico cioè unico. Per vedere la realtà monolitica bastavano uno o due paia di occhiali. In una realtà complessa ne servono cinque o sei.

Il mondo è un luogo teologico. Ogni fenomeno umano va studiato incrociando i saperi come l’antropologia, l’etica, la teologia e la psicologia. Quindi il patto può essere utile perché ci sono più competenze, più punti di vista diversi. Ognuno di noi deve fare la sua parte per contribuire a fermare questa aggressività diffusa dei minori e dei giovani. Parlare e dialogare di più con i minori e giovani non è mai abbastanza, non è mai troppo.

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