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Salute

Ricercatrice casertana torna in Italia e dona speranze ai malati di tumore

La dottoressa ha pubblicato una ricerca per sconfiggere il tumore al colon-retto

Una splendida storia, una pure eccellenza di Terra di Lavoro. Lei si chiama Mariangela Russo, ricercatrice casertana autrice di un'importante ricerca sul tumore al colon-retto. Mariangela è un cervello di ritorno, dopo gli studi superiori a Caserta ed una laurea con Lode conquistata alla Federico II, parte per il Regno Unito per il dottorato di ricerca, per poi tornare in Italia a lavorare con lo scienziato di fama internazionale Alberto Bardelli, ora Direttore Scientifico di IFOM.

La sua missione scientifica? inseguire e colpire le cellule tumorali del colon-retto che resistono ostinatamente alle terapie. Una missione difficile, ma che sta producendo risultati sorprendenti a beneficio dei pazienti. Mariangela Russo è la prima autrice dell’innovativa ricerca sul tumore al colon retto condotta da IFOM e Università di Torino. Nata nel 1982 a Caserta, dopo la maturità scientifica all’Armando Diaz della città natale, Mariangela inizia la sua carriera scientifica nel 2005 con la Laurea cum laude in "Biotecnologie farmaceutiche" presso l’Università Federico II di Napoli. Successivamente, decide di approfondire le sue conoscenze sulla progressione e lo sviluppo del cancro e le basi genetiche della risposta ai trattamenti clinici, quindi consegue nel 2007 un Master di II livello in "Farmacia e farmacologia dei tumori" presso l’Università degli Studi di Milano.

Salpa quindi per il Regno Unito, dove ottiene nel 2010 un dottorato di ricerca in "Sistemi complessi per le scienze della vita" presso l'azienda biotecnologica Horizon Discovery di Cambridge. Qui, sfruttando tecniche di ingegneria cellulare e screening farmacologici, si occupa di caratterizzare le mutazioni oncogeniche nelle cellule tumorali e del loro ruolo in risposta ai trattamenti clinici. Dopo il dottorato Mariangela torna in Italia, grazie alla proposta di entrare nel laboratorio di Oncologia Molecolare diretto dal Prof. Bardelli presso l’università degli Studi di Torino e l’Istituto di Candiolo – IRCCS. Ancora oggi Mariangela collabora strettamente con il Professor Bardelli, personalità scientifica nota a livello internazionale che di recente è stato nominato Direttore Scientifico di IFOM, l’istituto di oncologia molecolare fondato da AIRC che a Milano vede impegnati oltre 300 ricercatori provenienti da tutto il mondo, di cui 10 provenienti dalla Campania.

Grazie anche alla collaborazione con gruppi nazionali e internazionali di ricercatori e clinici, Mariangela ha acquisito ampie conoscenze e competenze pratiche nell'identificazione e caratterizzazione di biomarcatori di sensibilità e resistenza alla terapia del cancro, finalizzate all'individuazione di nuovi approcci terapeutici per superare la resistenza. In questo ambito, Mariangela ha contribuito personalmente alla scoperta di meccanismi e processi precedentemente sconosciuti di resistenza primaria e secondaria a terapie mirate nel cancro del colonretto. In particolare Mariangela si occupa di progetti volti a caratterizzare come l'evoluzione tumorale influenza la risposta alle terapie e come superare questi meccanismi allo scopo di prevenire la recidiva di malattia e prolungare il beneficio clinico dei pazienti.

Proprio la recente ricerca condotta da IFOM e Università degli Studi di Torino e pubblicata recentemente sull’autorevole testata scientifica Nature Genetics, di cui Mariangela è prima autrice segna un successo scientifico in questa direzione. “L’idea di questo studio – spiega Mariangela - è nata dall’osservazione che i batteri sono in grado di evadere l’azione letale degli antibiotici, tramite un aumento temporaneo della loro capacità di mutagenizzare il DNA, allo scopo di acquisire quelle mutazioni che gli permettano di resistere all’azione degli antibiotici e quindi sopravvivere. Questo fenomeno è alla base della resistenza agli antibiotici. Noi ci siamo quindi chiesti se anche le cellule tumorali fossero in grado di comportarsi come gli organismi unicellulari, accelerando la propria capacità di mutare il DNA allo scopo di evitare l’eradicazione e favorire la sopravvivenza.Tramite i nostri studi abbiamo visto che una frazione di cellule di cancro del colon retto è in grado di sopravvivere all'azione letale esercitata dai farmaci a bersaglio molecolare entrando in una sorta di stato di latenza. Durante questo periodo di apparente latenza in realtà queste cellule, dette ‘persistenti’ (potremmo dire ‘ostinate’) lentamente replicano e, soprattutto, aumentano la loro capacità di introdurre errori (mutazioni) nel DNA. Quando le mutazioni in grado di permettere la crescita cellulare in presenza delle terapie vengono acquisite, tramite mutagenesi adattativa, la malattia purtroppo ritorna. Questo studio ci ha permesso di scoprire delle caratteristiche fino ad ora non note delle cellule tumorali più ‘ostinate’ che ora vogliamo sfruttare come loro punti deboli per trovare nuovi approcci e modi di attacco per eliminarle".

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