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Violenza sulle donne, numeri agghiaccianti nel casertano: "Ma pochi uomini per le indagini"

Il 'Codice rosso' ha aiutato a sveltire i provvedimenti, ma resta il problema del personale. L'appello del presidente del tribunale Casella e del capo della Procura Troncone

“La provincia di Caserta ha un triste primato: é quella con più donne uccise in Italia”. Ha esordito così Gabriella Gatto, assessore alle Pari opportunità del Comune di Santa Maria Capua Vetere, moderatrice del convegno su ‘Femminicidio: emergenza da codice rosso’ tenutosi domenica nel Salone degli Specchi del teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere che ha posto l'accento su un fenomeno riprovevole che ancora persiste. 

“È importante parlarne, soprattutto coi giovani, alla luce di dati statistici agghiaccianti che coinvolgono la nostra provincia e ci fanno avere un triste primato  - ha sottolineato il sindaco Antonio Mirra - E’ fondamentale che ci sia una continua sensibilizzazione, un percorso che con la nostra amministrazione abbiamo già intrapreso nel 2016 con eventi che coinvolgono le scuole”. 

Il femminicidio resta figlio di una cultura maschilista non ancora superata dati gli allarmanti dati che investono la provincia dove sono in aumento le denunce per le violenze subite. “La problematica della violenza di genere ed in particolar modo la violenza sulle donne é un problema culturale e la strada per risolverla é l'avvio di una grande rivoluzione culturale - ha affermato Gabriella Maria Casella presidente del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere - Già in molti tribunali si sta intraprendendo questo percorso perché le vittime di violenza debbano poter avere fiducia nelle istituzioni perché il tribunale é un presidio di legalità dove un servizio di giustizia svolto nell'interesse dei cittadini c’é". 

La risposta di giustizia alle vittime per essere adeguata e celere deve però fare i conti con alcuni aspetti organizzativi della macchina di giustizia. “Il codice rosso ha accelerato determinati aspetti di quella che é la vicenda giudiziaria delle vittime di violenza però occorre fare i conti con la risposta che la giustizia può dare  - ha sottolineato il presidente Casella- I tempi indicati nel Codice rosso non sono spesso compatibili con le risorse giudiziarie. Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere risente della carenza di personale giudiziario e la risposta celere in termini di tutela cozza con l'agire dei magistrati e se non si risolve questo impasse si perde credibilità. Non é una questione di sforzo organizzativo ma di mancanza di risorse. A volte non si può andare oltre perché non ci sono materialmente gli strumenti per farlo”. 

Il percorso legislativo di evoluzione della figura della donna é stato evidenziato dal Procuratore Capo della Repubblica del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Maria Antonietta Troncone: “Si é riconosciuta la centralità della figura della donna nel nostro codice nella rilevanza delle condotte che offendono la sua dignità e grazie al Codice rosso é stata creata una priorità legislativa che però crea delle difficoltà organizzative come nel caso in cui il magistrato si trova a far fronte alle prescrizioni legislative rigide che limitano la sua discrezionalità e rende ostico modulare la risposta di giustizia rispetto alla peculiarità del caso concreto”.  Il contrasto alla violenza sulle donne dovrebbe far leva su più fattori secondo il Procuratore Capo Troncone “fondamentale é l'emersione del fenomeno con un grande lavoro sui fattori culturali che invitino la donna alla denuncia che é spesso la fase più delicata. Emersione che é strettamente collegata al sostegno alla vittima: psicologico, economico, giudiziario. Non dimenticando che il fenomeno della violenza sulle donne é un fenomeno sociale e culturale che richiede un forte coinvolgimento delle istituzioni scolastiche poiché venga sradicata l'idea che con la violenza si risolvano i conflitti”. 

L'attenzione al tema ha visto l'accordo delle istituzioni politiche presenti con una particolare sensibilità e premura che trascende le ideologie politiche. “La violenza sulle donne é un argomento che non riguarda nessuna parte politica perché tutte sono unite - afferma la senatrice Giovanna Petrenga - L'approvazione del codice rosso entrato in vigore ad agosto é stata una conquista che però richiede continui aggiornamenti e propongo l'audizione degli addetti ai lavori nelle commissioni lavoro per consentire che questa legge venga perfezionata”.  

Concorda anche l’ex sottosegretaria Pina Castiello che ha rimarcato come “non esiste colore politico quando si parla di violenza sulle donne e lo abbiamo dimostrato a livello parlamentare nel corso degli anni. La violenza ha mille sfaccettature e non ha distinzione sociale né geografica ed il più delle volte proviene da chi ha le chiavi di casa. Il Codice rosso però non é un punto di arrivo ma l'inizio di un percorso in continua crescita a tutela delle vittime”.’

 Eppure i reati contro le donne solo perché tali sono ancora troppo diffusi. “Non c'é un singolo giorno in cui una donna non subisca un atto di violenza - afferma la senatrice Vilma Moronese - Sette milioni di donne tra i 16 ed i 70 anni hanno subito un atto di violenza grave nel corso della propria vita. Fattori su cui riflettere e che hanno bisogno di concretezza. È previsto la lo stanziamento di 37 milioni di euro per i centri antiviolenza da dislocarsi in tutta Italia. È pronto il decreto ministeriale di 12 milioni di euro per finanziare le borse di studio, le spese mediche, la formazione e l'inserimento nel mondo del lavoro delle vittime sopravvissute. È stata prevista l'introduzione delle commissioni di inchiesta monocamerale sul femminicidio a testimonianza dell'attenzione del Parlamento su questa problematica. Sul fronte scuola é importante la rieducazione al rispetto ed al contrasto all'odio favorita dal reinserimento dell'educazione civica tra le materie di studio. Occorre fare rete tra le donne anche dal punto di vista istituzionale ma che questa non diventi la battaglia delle donne per le donne ma la battaglia della società contro la vergogna del femminicidio”. 

Se da un lato occorre puntare sull'adeguata formazione che debelli i resti di culture maschiliste o di istigazione all'odio, dall'altro occorrono risorse economiche. “Non si può pensare di inasprire le pene, prevedere nuove ipotesi di reato grazie al Codice rosso e non stanziare più risorse - sottolinea l’ex deputata Camilla Sgambato - La visione pan penalista non è la scelta più corretta. Se nonostante l'inasprimento della pena i reati aumentano allora occorre chiedersi il perché e la possibile risposta é la cultura. Divulgare la parità non solo di genere ma anche economica riscatta una donna e le fornisce la libertà di poter fare la scelta di opporsi ad uno stile di vita violento quando é ancora in tempo”.

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