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SuperBonus, rischio stop. "Si sblocchi la capienza fiscale delle banche"

Nuovo grido di allarme dei cittadini e delle Imprese: "Si intervenga immediatamente"

"Nuovo grido di allarme dei cittadini e delle Imprese: per salvare il Superbonus bisognerebbe sbloccare la spirale perversa del limite alla capienza fiscale delle Banche. Ci risiamo. La pregevole misura adottata dal Governo per l’ottenimento dei bonus fiscali, nata per fornire un’opportunità ai cittadini per il recupero edilizio degli immobili e che rappresentava un meritevole intento per il rilancio dell’economia post Covid, attraverso la sostenibilità ambientale, sociale ed economica del nostro Paese, rischia un nuovo e drammatico stop", ad affermarlo l'avvocato Armando Rossi.

"Dopo Poste Italiane, che ha adottato nei giorni scorsi una politica restrittiva nell’acquisizione dei crediti fiscali, anche le Banche tornano in cattedra: non ci stanno più alle limitazioni governative che pregiudicano la convenienza ad acquisire i crediti. Anche l’ultima correzione avvenuta con decreto e che ha previsto la cessione per tre volte del credito (che consente la seconda e la terza cessione del credito solo a banche, intermediari finanziari e assicurazioni), non ha rimosso la stretta asfittica intorno a questa misura fiscale, iniziata nello scorso novembre per porre fine alle frodi ai danni dello Stato".

Infatti, continua l'avvocato Rossi "stanno per abbandonare il mercato delle cessioni dei crediti fiscali anche le due Banche italiane più importanti, quali Intesa S. Paolo e UniCredit e che, assalite dalle numerosissime richieste per l’acquisizione dei crediti, non riescono ad avere più interesse in queste operazioni per i limiti normativi alla propria capacità fiscale, quindi alla possibilità di acquisizione limitata alle imposte che, negli anni successivi, effettivamente consentono di portare in compensazione le agevolazioni. Le domande degli italiani per l’ottenimento dei bonus fiscali stanno aumentando vertiginosamente ed il rischio è quello o di ricevere secchi dinieghi o di dover cedere a ricatti di acquisizione dei crediti a tassi che non consentono più a cittadini ed Imprese ad ottenere gli enunciati benefici contenuti nella legge. E l’ulteriore rischio è che le poche Banche rimaste, inondate dalle numerose richieste già bocciate da altre Banche, esauriranno a breve anche la propria capacità fiscale".

"Cosa aspettiamo? - si chiede Rossi -. E’ stato ritenuto correttamente di porre un freno alle frodi perpetrate ai danni dello Stato, ma ciò è stato fatto con modalità sbagliate che stanno ormai vanificando la bontà della misura fiscale e che potrebbe causare il blocco dell’avviato rilancio dell’economia, con fallimenti di Imprese legate al settore dell’edilizia e perdita di posti di lavoro, oltre a vanificare la possibilità per i cittadini di ristrutturare le proprie abitazioni con un maggior efficientamento energetico nonché una maggiore sicurezza e stabilità per edifici in zone soggette ad elevato rischio sismico. E ritengo che non sia sufficiente la modifica che il Legislatore sta maturando e che porterebbe le cessioni da tre a quattro, ma che bisognerebbe togliere il tappo alla capienza fiscale e possibilità di cessione ad altri soggetti (sempre attraverso un rigido controllo per evitare frodi), altrimenti le Banche non sapranno cosa farsene dei crediti acquisiti. Occorrono immediate modifiche normative per non bloccare il mercato, con notevoli danni per la ripresa economica ed il miglioramento energetico degli edifici del nostro Paese".

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