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Ordinanza di demolizione 'illegittima', stangata per il Comune

L'ente municipale dovrà anche sborsare 1000 euro per le spese legali

Comune di Villa di Briano condannato dal Tar della Campania (sezione Ottava, presidente Gaudieri). Una cittadina aveva presentato ricorso contro l’Ente dopo una ingiunzione di demolizione di alcune opere abusive e lo sgombero della casa realizzata senza permessi. Sì perché la donna riferiva che in pratica era stato chiesto il condono degli abusi ma dal Municipio non era mai arrivata alcuna risposta. Per il giudice il ricorso è fondato ed è entrato nel merito della questione. 

Secondo il Tar “il procedimento sull’istanza di condono edilizio presentato dalla ricorrente, non può dirsi nel caso di specie correttamente concluso e pertanto il provvedimento impugnato è emanato in violazione della normativa”. In pratica “l’amministrazione ha il dovere di procedere prioritariamente all’esame della domanda di condono, la quale impone all’amministrazione una nuova valutazione sugli illeciti edilizi ed il superamento degli originari provvedimenti repressivi posto che, in caso di accoglimento, l’abuso compiuto viene sanato, mentre, in caso di rigetto, l’autorità amministrativa è comunque tenuta a reiterare l’ingiunzione a demolire, fissando un nuovo termine per consentire all’interessato di ottemperare”. 

Infatti, “l’acquisizione al patrimonio comunale è una sanzione aggiuntiva applicabile nel caso in cui l’interessato non provveda alla demolizione delle opere abusive; pertanto, il ricorrente, una volta divenuta inefficace l’originaria ingiunzione, ha titolo, a seguito della domanda di condono, ad essere rimesso in termini per il ripristino dello stato dei luoghi con una nuova ingiunzione successiva al diniego di sanatoria”. 
Nella sentenza del Tar c’è specificato che “l’Ente, senza adottare un formale provvedimento di rigetto, emanava un primo provvedimento sul presupposto che non erano sufficienti alcune integrazioni ai fini del rilascio del titolo abilitativo edilizio in sanatoria. Ma l’Ente è in chiaro difetto di motivazione e di istruttoria, oltre a non indicare quali fossero i documenti ulteriori che andavano presentati ai fini della completezza dell’istruttoria, non indicava neppure quali fossero le ragioni dell’incompletezza delle integrazioni presentate”. 

Quindi dopo la nuova ordinanza di demolizione la signora decideva di presentare il ricorso al Tar: “Il provvedimento impugnato è illegittimo anzitutto in quanto la giurisprudenza amministrativa ha da tempo introdotto, nell’ambito delle regole del procedimento amministrativo, il cosidetto soccorso istruttorio, con la finalità di regolarizzare o integrare una documentazione carente, nell’ottica della tutela della buona fede e dell’affidamento dei soggetti coinvolti dall’esercizio del potere”.

Il Comune dovrà anche pagare 1000 euro per le spese di giudizio. 
 

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