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Dai lavori alle sanificazioni fino alla ‘riapertura a mia insaputa’. L’inventiva dei sindaci per tenere le scuole chiuse

Se c’è un elemento che, di certo, non manca ai sindaci della provincia di Caserta è l’inventiva. Per chi vive questo territorio non è certamente una novità, visto che, quotidianamente, purtroppo, bisogna fare i conti con una serie di carenze che spingono sempre, ogni singola persona, ad ingegnarsi per trovare una soluzione ai vari problemi.

“Non perdersi d’animo” è il mantra di ogni cittadino casertano o, forse, per meglio dire, campano. Ed i sindaci non fanno eccezione. Anzi. Forse sono quelli che più di tutti devono fare i conti con l’inventiva per affrontare tutti i problemi delle varie realtà di Terra di Lavoro, con pochi mezzi e fondi quasi sempre assenti (in attesa di questo agognato Pnrr….).

Un “modus vivendi” che, in 21 mesi pandemia Covid, è arrivato a livelli altissimi, perché le difficoltà da affrontare e gli ostacoli da aggirare sono aumentati. Come ad esempio il “nodo scuole”. Non è un mistero che tanti sindaci casertani avrebbero voluto tenerle chiuse fino alla fine di gennaio ed avevano esultato per l’ordinanza emessa dal governatore Vincenzo De Luca. Ma la loro soddisfazione è durata il tempo di un ricorso (anzi, due) e si sono ritrovati di fronte al dilemma scespiriano: “Chiudo o non chiudo?”.

Come se non bastasse, ci si è messo di mezzo anche il prefetto. Il nuovo rappresentante del governo a Caserta, Giuseppe Castaldo, ha preso carta e penna ed ha scritto ai sindaci ed ai commissari prefettizi dei 104 comuni della provincia di Caserta, mettendo, nero su bianco, quello che ha sentenziato il Tar Campania. Poco più di due pagine per “ricordare” che la Campania non è in “zona rossa” e che quindi non possono essere adottato provvedimenti “straordinari”, come la chiusura delle scuole.

Come l’hanno presa i sindaci casertani? I più importanti, va detto, si sono allineati alla direttiva. A partire da Carlo Marino: il sindaco di Caserta, nella sua veste di presidente Anci Campania, aveva chiesto a più riprese a De Luca di chiudere le scuole ed era intervenuto anche nell’udienza al Tar Campania per sostenere la tesi (bocciata) del governatore sulla chiusura delle scuole. Nessun provvedimento è stato adottato anche ad Aversa, Marcianise, Maddaloni e Santa Maria Capua Vetere, tanto per citare qualche grande centro.

Non sono tornati sui propri passi, invece, i sindaci di Cervino, Santa Maria a Vico, Cellole, San Felice a Cancello, Castel Volturno, San Marco Evangelista e Grazzanise che hanno adottato provvedimenti di chiusura delle scuole per l’emergenza sanitaria.

Nei comuni più piccoli, invece, l’inventiva non è mancata. C’è chi, per non riaprire, ha annunciato (subito dopo la sentenza del Tar che imponeva la riapertura delle scuole) la necessità di piccoli lavori, poi seguiti da necessità di santificazioni (vedi San Cipriano d’Aversa, Cesa, Macerata Campania) o chi ha avuto ‘sfortuna’ con le caldaia (leggi Trentola Ducenta). Il tutto naturalmente dopo il lungo periodo di chiusura delle strutture per le festività natalizie (guarda un po’ la tempistica, a volte….).

Ma colui che ci ha strappato un sorriso in più è stato sicuramente il sindaco di Francolise Gaetano Tessitore. Il quale, lunedì pomeriggio, quando ormai tutte le reti nazionali televisive avevano dato la notizia della decisione del Tar Campania di sospendere l’ordinanza di De Luca e dopo che il provvedimento della presidente Maria Abruzzese aveva fatto cinque volte il “giro del mondo delle chat delle mamme”, ha lasciato chiuse le scuole asserendo, in un post pubblicato sui social il 10 gennaio, che “la sentenza non ancora è stata pubblicata, e quindi ancora non ha efficacia”. Praticamente, hanno riaperto a sua insaputa.

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