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"Vincere lo scudetto a Napoli è incredibile. Ancora forte emozione per primo storico tricolore"

La testimonianza di Volpecina, Campione d'Italia nel 1987, a Casertanews: "Da campano è una gioia doppia. Forza di questa squadra è stata il collettivo"

“Una gioia indescrivibile che da campano è doppia perché vincere nella propria terra è davvero bellissimo”. Giuseppe Volpecina, casertano, fu tra i protagonisti del primo scudetto del Napoli. Oggi, dopo 36 anni da quello storico 10 maggio 1987, il tricolore torna all’ombra del Vesuvio. Un’emozione indelebile che Volpecina racconta a Casertanews.

Volpecina cosa significa vincere uno scudetto a Napoli?

Vincere uno scudetto a Napoli è qualcosa di incredibile e raro perché è successo solo tre volte. Potevano essere di più. Sono stato fortunato a far parte di quel gruppo protagonista di quel traguardo storico e da campano la gioia è doppia perché vincere nella propria terra è davvero indescrivibile. Un evento che dopo tanti anni ancora si fa fatica a credere. Fra altri 100 anni sarà sempre ricordato e questo fa molto piacere.

Quest’anno ha avuto modo di assistere a qualche partita allo stadio?

Sì. Quello che fa gioire ancora è il calore dei tifosi del Napoli ogni volta che mi incontrano. Ad ogni partita alla quale ho assistito è una festa continua con fotografie, selfie. Mi riempiono di complimenti e questo significa che ho lasciato un buon ricordo.

Se dovesse scegliere un’immagine di quell’annata, quale sarebbe?

Sicuramente quella dell’ultima partita con la Fiorentina. Salire le scale del sottopasso per entrare in campo, le gambe tremavano dopo una notte insonne perché eravamo quasi campioni d’Italia per la prima volta. Vedere 100mila persone in festa ed altri 100mila erano fuori allo stadio è stato incredibile. Un’immagine che non si può cancellare. Ricordo che sentivamo le vibrazioni del terreno. Non si può dimenticare quell’emozione.

Quali sono le differenze tra questo e quel Napoli?

Sempre difficile fare paragoni del genere. La prima cosa che si può dire è che quel Napoli aveva Maradona che è qualcosa di irripetibile. Ma in generale nel calcio di oggi vedo meno fuoriclasse. Quando giocavo io c’erano Maradona, Rummenigge, Van Basten, Platini. Oggi si gioca in maniera diversa. Prendiamo il Napoli che ad esempio. Ci sono giocatori in grado di fare la differenza perché hanno qualità tecniche superiori ma la vera forza di questa squadra è stata la compattezza, l’organizzazione, la rabbia agonistica, il correre e lottare su ogni pallone. Anche noi avevamo un gioco di squadra ma il singolo poi riusciva con una giocata spesso a risolvere le partite. Un’altra differenza la fa la fase difensiva: le marcature sono meno asfissianti oggi rispetto ai miei tempi. Era più difficile fare gol.

Potrebbe indicare un giocatore simbolo di questa stagione?

Potrei dire Osimhen per i gol o Kvaratskhelia per le giocate. Ma farei un torto a tutti gli altri. Veramente tutti hanno fatto una grandissima stagione. La vera forza del Napoli di questo Napoli è il collettivo: dal portiere fino all’ultimo dei ragazzi. Hanno fatto grandi prestazioni e con grande continuità: sono stati davvero bravi tutti.

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