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Ricorso Firema contro il biodigestore, Del Gaudio: "Non ci sono le condizioni per farlo"

L'ex primo cittadino e consigliere comunale ribadisce il no all'impianto: "Rischio risarcimento danni"

"Non ci sono le condizioni a Caserta per realizzare il biodigestore. Nonostante le notizie che arrivano dalla Regione che sembrano parlare di un processo irreversibile rispetto alla costruzione dell’impianto a Ponteselice, è ancora tecnicamente possibile una collocazione diversa dell’opera. Va aperto un tavolo istituzionale con i comuni dell’ambito rifiuti per realizzare l’impianto in un Comune diverso da Caserta, mantenendo immutato il progetto". Idee chiare per il consigliere comunale Pio Del Gaudio che sottolinea come rispetto alla vicenda Ponteselice ci sono anche elementi ostativi tecnici.

"Oltre alla follia di realizzare a 500 metri dalla Reggia un impianto così impattante sul piano urbanistico e paesaggistico, c’è da fare i conti con i costi di esproprio e con quelli di un eventuale risarcimento danni che potrebbero essere addebitati al Comune nel caso in cui dovesse essere accolto il ricorso di Firema Titagarh Spa, che dagli atti sembra essere solo parzialmente informata delle intenzioni del Comune – ha sottolineato Del Gaudio – nel dibattito sul biodigestore, infatti, ad oggi viene sottaciuto il fatto che l’opera verrebbe realizzata non su un terreno comunale, ma su uno privato".

Del Gaudio ricostruisce il complesso iter amministrativo che coinvolge Firema Titagarh Spa e che si intreccia con la realizzazione del biodigestore. "Con una nota del Marzo 2017 il Comune di Caserta comunicava alla società Firema Titagarh Spa, con stabilimenti produttivi e direttivi tutti in via Ponteselice, l’avvio del procedimento per l’esproprio di una vasta area aziendale al fine di potervi ivi collocare il biodigestore – spiega Del Gaudio - Tale nota richiamava come atto presupposto, il precedente provvedimento comunale localizzativo (Delibera di G.C. n. 103 del 15/11/2016 che rettificava la precedente delibera di G.C. n. 62 del 29/09/2016) in virtù della quale il Comune di Caserta decideva di non voler più procedere alla realizzazione del biodigestore nella zona dell’ex mattatoio comunale presso la località “Lo Uttaro”. Tale Delibera, unitamente a tutti gli atti connessi e conseguenti, pur costituendo atto ad personam, non veniva mai notificata alla parte interessata e proprietaria dell'area ovvero la Firema Titagarh Spa. L'area veniva scelta, tra l'altro, senza considerare che l'azienda da decenni realizza treni e carrozze esportate in tutto il mondo e che oggi in questo sito produttivo impiega circa duecentocinquanta lavoratori. La cosa grave è che il complesso industriale si sviluppa su di un’area di circa 400.000 mq, quasi interamente ricoperta da uffici e fabbricati industriali di produzione, e l’unica possibilità di prossima espansione aziendale è rappresentata proprio dall’area residua ancora disponibile pari circa 27.000 metri quadrati, che purtroppo risulta essere quella dove il Comune di Caserta intende realizzare il biodigestore. A seguito del ricevimento della nota che preannunciava l’esproprio, tramite l’avvocato Giovanni Mastroianni, amministrativista casertano, si è immediatamente incardinato ricorso innanzi al Tar Napoli, tuttora pendente, dove si sono eccepite una serie di illegittimità procedurali nonché quelle afferenti la salubrità ed efficienza dell’impianto, la cui attività avrà ricadute, come ripetiamo da anni, non solo l’intera Città di Caserta, ma anche tutti i Comuni limitrofi, dove risiedono oltre centomila abitanti".

"Appare ad ogni modo assurdo e contrario finanche al semplice buon senso, ipotecare il futuro dell’unica azienda casertana capace di dare lavoro, sviluppo e futuro all’intera “Terra di Lavoro”, aggravando le Casse Comunali di costi di esproprio ad oggi ancora non quantificabili, oltre ai danni diretti ed indiretti che la Firema Titagargh Spa già imputa al Comune di Caserta tramite l’avvocato Mastroianni. Intanto, con sentenza 2428/201, il TAR partenopeo ha già condannato il Comune di Caserta a rifondere all'avvocato Mastroianni le spese del un precedete giudizio, dunque per non aver tempestivamente adempiuto alla richiesta di accesso agli atti, che il legale della Firema Titagarh aveva sollecitato prima di incardinare il successivo giudizio di “merito”, appunto contro la localizzazione del biodigestore", conclude Del Gaudio.

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