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Le vittime della camorra chiamano Salvini: "Lo Stato si ricordi di noi"

Decine di istanze rigettate: "E' una battaglia sociale". L'avvocato: "Il Ministero viola la legge"

I familiari delle vittime innocenti della camorra, il cui status non viene riconosciuto dal Viminale, chiedono al Ministro degli Interni Matteo Salvini di venire a Casal di Principe per un confronto pubblico. L'istanza è arrivata a margine dell'incontro svolto a Casa Don Diana durante il quale è stato fatto il punto della situazione sui numerosi dinieghi, ritenuti illegittimi, da parte del Ministero alle richieste di riconoscimento dello status di "vittime innocenti" della criminalità organizzata.

"Una battaglia che non è economica - ha spiegato Valerio Taglione, coordinatore del Comitato Don Diana - Ma che mira principalmente al riconoscimento di uno status che spetta ai familiari delle vittime innocenti di diritto. Vogliamo che i vostri familiari uccisi ma anche Augusto Di Meo, testimone oculare dell'omicidio di don Peppe Diana e mai riconosciuto testimone di giustizia, siano un pezzo della storia della resistenza di questo territorio. E' la battaglia del topolino contro la montagna ma come sempre siamo qui e resistiamo". 

E per questo stamattina numerosi familiari di persone innocenti uccise dalla camorra si sono riunite per "fare l'ennesima denuncia pubblica - ha detto Gianni Solino di Libera - Siamo in polemica aperta con le istituzioni che non sono riuscite a proteggere le persone uccise ed i loro familiari in una battaglia che è anche contro l'opinione pubblica. Tutti abbiamo pensato che per essere uccise queste persone avevano fatto qualcosa ed invece dopo 20 anni arrivano le sentenze che mostrano la totale estraneità di queste vittime al contesto criminale. Poi arriva lo Stato che con i suoi ricorsi vuole risparmiare sulle persone ammazzate dalla mafia". 

Conferenza Vittime Innocenti Criminalità Organizzata

I motivi per cui avvengono i rigetti da parte del ministero sono tre principalmente: la tardività dell'istanza, la non estraneità ad ambienti delinquenziali e la parentela e affinità di quarto grado con soggetti gravati da reati. "Quando sento che lo Stato è vicino alle vittime della mafia penso che tale affermazione sia vera solo in parte - ha spiegato Gianni Zara, avvocato di molte delle famiglie delle vittime innocenti della camorra - E' vero per le forze dell'ordine, per i magistrati, per quanti toccano con mano il dolore di queste persone. Non è vero per i funzionari che al caldo delle loro stanze rigettano le richieste violando le leggi dello Stato. Dopo la protesta al Ministero di Arturo Della Corte mi sono state notificati ben 5 rigetti in quella che sembra essere una sorta di ritorsione. E le motivazioni sono assurde". 

Ad esempio, per citarne alcune, Flavio Russo, di San Cipriano d'Aversa, ucciso nel 1992 da una pallottola vagante, non viene riconosciuto vittima della criminalità organizzata perché il padre ha commesso reati (atti osceni e furto di energia elettrica) negli anni '60. E ancora Adriano Della Corte non viene riconosciuto per la tardività dell'istanza quando non c'è ancora una sentenza (il caso non è mai stato risolto e solo un collaboratore di giustizia ha parlato di un errore, con la vittima che aveva la stessa auto del nipote di Antonio Bardellino). Pasquale Pagano, ucciso sempre nel 1992 per uno scambio di persona, non viene riconosciuto perché il fratello ha commesso reati legati alla tossicodipendenza ben 12 anni dopo il suo omicidio. Ma anche la parentela entro il quarto grado è un'assurdità: come nel caso di Paolo Coviello che ha un parente legato al contesto camorristico, divenuto collaboratore di giustizia ed al quale è riconosciuto uno status negato ai familiari diretti della vittima.

"Il Ministero viola la legge e non applica il parere chiesto all'Avvocatura di Stato - conclude Zara - La legge che tutela le vittime innocenti della criminalità organizzata è nata proprio con lo spirito di difendere queste persone perché lo Stato non c'era riuscito prima. Adesso questo patto, nell'applicazione della legge da parte di burocrati, è venuto meno".

La speranza è che "il governo si ricordi di noi - ha concluso Salvatore Di Bona del coordinamento familiari delle vittime - Lo stato deve essere più vicino a noi familiari". E di qui l'invito al confronto fatto a Matteo Salvini.

I familiari hanno redatto un documento che inoltreranno al presidente della Camera Roberto Fico ed all'Assessore alla Legalità della Regione Campania Franco Roberti

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