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Santoro si dimette da presidente del Museo Campano

La decisione dopo l'apertura delle candidature per la nomina del CdA

Rosalia Santoro ha presentato le proprie dimissioni irrevocabili da presidente del Cda del Museo Campano di Capua. La presidente Santoro ha lavorato per un anno e mezzo al rilancio del museo portando in Terra di Lavoro opere di Modigliani, Warhol, Picasso, Rotella, Lello Esposito e tanti altri; ha fatto convenzioni ed accordi con il Mann, con altri musei di portata nazionale ed internazionale, con le Università, le scuole e con tanti altri enti, ha coinvolto scuole, enti, associazioni e l’intero territorio di Terra di Lavoro e dell’intera regione.

Per Santoro il museo è diventato "un maestoso cigno di cui oggi parlano tutti, triplicando in soli 4 mesi il numero di visitatori annuali". Il primo atto, come ricorderete, è stato il cambio di statuto o meglio la creazione di uno statuto moderno e secondo le normative vigenti di cui il Museo era sprovvisto. Statuto che è stato deliberato in consiglio provinciale il 18 dicembre 2021 e che avrebbe dovuto trasformare il Museo in fondazione, status che avrebbe permesso al cda di attingere a numerosissime risorse e finanziamenti a cui come istituzione non si può accedere, e che quindi avrebbe valorizzato ancora di più questo Museo.

“L’ho fatto mettendoci il cuore - afferma Santoro - come in tutto quello che faccio. Ma non sono abituata a lavorare su cose lasciate a metà. Il primo atto, dopo la mia nomina, è stato doverosamente dare uno statuto al Museo che rispettasse le leggi attuali. Ad oggi la deliberazione di approvazione dello statuto che doveva trasformare il Museo in fondazione ed adeguarlo agli standard moderni e alle leggi vigenti non è stata attuata. Quindi in questo status non si può lavorare, non è a norma, pertanto lascio. Ringrazio il presidente Magliocca per la fiducia, rimetto a lui le mie dimissioni irrevocabili puntualizzando che in più occasioni ho fatto presente che in questo status di istituzione questo museo non può operare perché non risponde più agli standard richiesti oggi dalle normative vigenti, sia locali, sia nazionali che internazionali. Ho fatto più di quanto si poteva per questo Museo, non percependo nemmeno un euro ma anzi più volte rimettendoci di tasca mia. Ho messo la passione dando me stessa ed ho trasformato una istituzione morta e latente nel fiore all’occhiello della Provincia. Auguro a chi mi succederà di continuare su questa strada e buon lavoro”.

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