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"Stop allo sfruttamento dei lavoratori negli appalti pubblici", arriva la mozione

A presentarla, sabato 15 aprile, 'Caserta decide', nell'ambito di una campagna nazionale

Sabato 15 aprile a partire dalle 17.30 al circolo Arci Galileo in via San Carlo a Caserta, sarà presentata la mozione “Per la dignità retributiva nel sistema degli appalti comunali”, proposta da ‘Caserta Decide’ nell’ambito della campagna nazionale “Sotto dieci è sfruttamento”, della rete di attivisti “UP - Su la testa”. Interverranno al dibattitoValeria Nuzzo, Ordinaria di diritto del lavoro dell'Università Vanvitelli, Vincenzo Bellopede, Filcams Cgil Caserta, Alessandra Ricupero, Up - Su la testa!, i consiglieri e le consigliere firmatarie della mozione, tra cui i consiglieri Giovine e Donisi. 

"La mozione impegna Comune e Regione a rispettare la dignità dei lavoratori impiegati nell’ambito degli appalti comunali" dichiara Raffaele Giovine. "In particolare dà mandato agli uffici perché venga esclusa la concorrenza sul costo del lavoro; chiede a gran voce che si apra un tavolo con le parti sociali affinchè si arrivi quanto prima alla firma del Protocollo sugli appalti con i sindacati, e di non rinnovare le gare che non sono conformi a questi criteri, e ancora di aprire tavoli per l'adeguamento degli appalti già in essere. Infine la mozione chiede al Parlamento l'istituzione di un salario minimo legale di 10 euro lordi l'ora, una battaglia che vede convergere a livello nazionale molti dei partiti che sono in maggioranza nell'Amministrazione di Caserta. Speriamo che anche qui, dove già si può agire, si schierino dalla parte del salario minimo”.

"La mozione potrebbe essere uno spartiacque fondamentale per la dignità e i diritti dei lavoratori e le lavoratrici delle aziende appaltanti del Comune di Caserta" prosegue Sara Femiano, coordinatrice di Caserta Decide. "Chiediamo pertanto a tutte le forze sociali e politiche, ai singoli cittadini e cittadine, di unirsi a questa battaglia così importante. Come certificato dall'Istat, Caserta è la 95esima (su 107) provincia per salari in Italia: non è più accettabile. I salari bassissimi sono uno dei motivi per cui tanti giovani scappano dalla nostra terra. Gli enti pubblici devono dare l'esempio".

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