Movida violenta, la storia si ripete. E quei vigili “messi in soffitta” fanno discutere

Se c’è un dato che è emerso lampante dopo la protesta di sabato sera del proprietario del Gran Caffè Margherita è che nel cuore di Caserta la “mancanza di sicurezza” è un sentimento comune a tanti gestori di locali e non solo. Del resto, nel cuore della città Capoluogo, nelle ultime settimane, oltre agli episodi di risse in strada, la cronaca ha raccontato anche di furti nelle gioiellerie (via Mazzini e via Alois) e di colpi in banca (corso Trieste). 

L’appello lanciato alle istituzioni ed anche ai ragazzi ha aperto un dialogo in città che sembrava sopito, quasi in una sorta di rassegnazione davanti a qualcosa che non si può cambiare. O fermare. Ma in realtà la storia ci insegna che questo è vero solo in parte. Perché non è certamente la prima volta che in centro a Caserta, cuore pulsante della Movida e centro attrattivo di migliaia di ragazzi provenienti da tutto l’hinterland durante il week end: le emergenze hanno riguardato, senza andare troppo in là con gli anni, via Ferrante, poi la Flora ed infine via San Carlo, ma sono sempre diminuite quando le aree sono state presidiate dai controlli. 

Certo è difficile pensare di poter ottenere un presidio fisso di polizia o carabinieri, considerato che hanno sempre i “numeri contati” e che, onestamente, sarebbe davvero sprecato utilizzarli come “forza di prevenzione”. Si potrebbe, però, iniziare a ragionare su un utilizzo migliore degli agenti della polizia municipale, che pure in passato hanno effettuato lavoro notturno, presidiando la città con tanto di posti di blocco e controllo del territorio. Progetti che sono serviti a dare a Caserta un senso di sicurezza maggiore. Certo, per farlo, c’è bisogno di toglierli dalla “soffitta” dove sono stati confinati e puntare sul loro lavoro, anche mettendo in bilancio un po’ di straordinari (ad oggi ci sarebbero a disposizione 300 euro a testa…).