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Mingione presidente del consiglio: "Non può contare nemmeno su sua maggioranza"

L'affondo di Racioppoli dopo il consiglio comunale: "Veri sconfitti sono Porfidia e Di Maio"

"L'aver preferito la dittatura dei numeri al sereno confronto istituzionale hanno portato il sindaco Raffaele Porfidia ad eleggere, con appena sette voti, un presidente che oggi non può contare neppure sulla sua stessa maggioranza". E' questo il commento del capogruppo dell'opposizione consiliare a Recale Angelo Racioppoli all'esito dello scrutinio che ha portato alla nomina - sul filo di lana per le assenze di Tonio Gadola ed Ilaria Massi - di Bruno Benito Mingione a presidente del parlamentino di piazza Vestini. 

"L’elezione di ieri sera del presidente del consiglio comunale segna tre sconfitte - aggiunge Racioppoli - La prima è quella dell’assessore Domenico Di Maio, il quale nella seduta di insediamento, per favorire il dialogo, aveva addirittura proposto la nascita di un tavolo permanente tra maggioranza e opposizione; Di Maio, dov’è finito quel tavolo? La seconda è della maggioranza (non di tutta, per fortuna), che ha scelto di votare uno statuto che snatura il presidente dell’assemblea, ormai condizionato ai capricci del sindaco; quindi, non più figura di garanzia nei confronti dei consiglieri comunali, ma, di fatto, quinto assessore".

"Non avremmo mai accettato imposizioni dall’alto: però, da Vincenzo Orballo, Angela Argenziano, Domenico Todisco e da parte mia vi era la massima disponibilità a collaborare, sia sulla stesura dello statuto sia sulla scelta del presidente - conclude Racioppoli - Se fosse stato più dialogante, il sindaco avrebbe ottenuto un testo migliore e, forse, l’unanimità su Mingione, persona degna di stima, cui, nonostante tutto, rivolgo gli auguri di buon lavoro. Approvare uno statuto parziale, con delle modifiche che sembrano aggiusti sartoriali, e far eleggere un presidente “dimezzato” non è un buon inizio". 

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