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"Ho denunciato da solo l'estorsione, nessun dialogo con l'ex ministro"

Il testimone di giustizia Francesco Paolo scrive una lettera dopo la deposizione di Cantone: "Con Landolfi non ho mai parlato di quello che avevo subito"

A due giorni dalla deposizione di Raffaele Cantone in aula nel processo a carico dell’ex ministro di Mondragone Mario Landolfi, interviene un imprenditore testimone di giustizia per smentire in parte il racconto del presidente dell'Anac. Lui è Francesco Paolo, titolare di un’azienda agricola a Mondragone, che nel 2001 denunciò Michele Pereschino, esponente del clan La Torre, che gli aveva presentato una richiesta di estorsione. Ma Paolo smentisce che lui abbia chiesto aiuto a Landolfi prima di denunciare l’estorsore. E lo fa in una lettera che pubblichiamo di seguito.

Egregio Direttore, sono il Testimone di Giustizia Francesco Paolo e mi rivolgo a Lei in merito ad alcune dichiarazioni attribuite dai media al Dott. Cantone nell’ambito del processo Landolfi, e che le riporto: “Mario Landolfi mi contattò per parlarmi del tentativo di estorsione subito da un imprenditore ad opera di un uomo dei La Torre, su mio consiglio l’imprenditore denunciò il suo estorsore ai carabinieri, che lo arrestarono”. E ancora “Landolfi mi mise in contatto con l’imprenditore che poi lasciò Mondragone e fu inserito nel programma di protezione”. Queste parole hanno riaperto una profonda ferita in me e nei miei cari e tengo fortemente a precisare che quanto sopra non è esatto. La mia denuncia scaturì solo e soltanto dalla mia autonoma decisione e dal mio senso di giustizia, senza alcun contatto o incoraggiamento esterno alla mia famiglia. Nel 2001 mi sono recato alla stazione dei Carabinieri di Mondragone, e ho sporto denuncia per tentativo di estorsione; iniziò cosi la mia collaborazione con le forze dell’ordine, che portò all’arresto di Michele Persechino nel mio caseificio. L’arresto, non fu eseguito sotto il coordinamento del Dott. Cantone, ma dal Dott. Luigi Landolfi P.M. a Santa Maria Capua Vetere. Solo dopo il suddetto arresto subentrò nella questione la DDA sotto la direzione del Dott. Cantone. Quindi è impossibile che l’On. Landolfi abbia parlato di me con il Dott. Cantone prima della mia denuncia. Ringrazio ancora il Dott. Cantone per il suo personale incoraggiamento che seguì, non determinò il mio gesto, insieme a quanti provarono ad aiutare me ed i miei cari nel corso del devastante cambiamento di vita che la mia scelta causò. Mi sono in altre occasioni espresso riguardo all’abbandono che ho subito da parte delle Istituzioni ed alle carenze del Programma di Protezione. Lo Stato Italiano che sempre servirò con i più alti ideali di cittadino si è spesso dimenticato di questo suo figlio. Credo di meritare almeno due cose: che sia resa pubblica la verità dei fatti che mi riguardano e che si rispetti la poca pace che io e la mia famiglia abbiamo dolorosamente ricostruito”.

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