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Verso un Macrico verde: "Caserta non ha bisogno di cemento"

La lettera del vescovo al comitato conferma l'intenzione della Diocesi di non costruire nell'area

"Caserta non ha bisogno di cemento". Lo evidenzia il vescovo Pietro Lagnese in una lettera al Comitato per il Macrico Verde in cui ribadisce le intenzioni della diocesi.

"Vi ringrazio per la passione che mettete nel vostro impegno sociale. Per me, e per quanti collaborano con me, ciò è di sprone a proseguire sulla via del Vangelo per operare con totale disinteresse e in piena trasparenza - scrive il vescovo nella sua lettera - È mia volontà, infatti, come più volte ho detto e scritto, attenermi esclusivamente a quanto espresso nel Manifesto “Da Campo di Marte a Campo della Pace”, che ho consegnato alla Chiesa e alla Città di Caserta, e operare per il bene esclusivo della città e del nostro territorio. Sono convinto che Caserta non ha bisogno di cemento ma di tutt’altro. Potete perciò stare tranquilli".

L'intenzione di non realizzare nuove costruzioni nel Macrico viene evidenziata anche da monsignor Giovanni Vella, presidente della fondazione 'Casa Fratelli Tutti', e da don Antonello Giannotti, presidente dell'Istituto Diocesano di Sostentamento del Clero. "Il Vescovo e noi abbiamo più volte chiarito che la Chiesa di Caserta non avrebbe lasciato spazio a cementificazioni e attività speculative sull’area - si legge in una lettera congiunta - Nel Manifesto “Da Campo di Marte a Campo della Pace” è stata indicata una chiara direzione di marcia e una precisa meta da raggiungere in merito alle funzioni da inserire nell’area: in primo luogo dare risposte concrete al bisogno di spazi verdi, accessibili, attrezzati e organizzati secondo i criteri della sostenibilità ambientale; nello stesso tempo, far diventare l’area un polo multifunzionale a destinazione sociale e culturale. Su queste linee di indirizzo, dalle audizioni fatte nel mese di marzo, abbiamo potuto riscontrare un apprezzamento unanime da parte delle istituzioni, degli enti e delle associazioni ascoltate. Fedeli a questo mandato, stanno lavorando l’Istituto Diocesano Sostentamento Clero, la Fondazione “Casa Fratelli Tutti” e i progettisti. Non ci saranno nuove edificazioni o ulteriore cementificazione, anzi gran parte del cemento presente sulle superfici dovrà essere eliminato e trasformato a verde, tutto a beneficio della salubrità ambientale. Non ci saranno attraversamenti di strade carrabili. Il progetto osserverà fedelmente il vincolo e le direttive della Soprintendenza. Gli edifici in muratura presenti nell’area, tutti collabenti, non possono essere demoliti perché tutelati, pertanto, potranno - anzi dovranno - essere recuperati e restaurati e di conseguenza inclusi nelle funzioni del parco".

"Tutto ciò nell’ultimo anno è stato più volte ribadito attraverso gli organi di stampa e in comunicati ufficiali della Fondazione e della Diocesi. Vi invitiamo a leggere le pagine del mensile diocesano “Il Poliedro” dedicate al Macrico. Troverete articoli di approfondimento, interviste ai progettisti e studi su come sarà il futuro Macrico. Proprio nell’ottica della trasparenza, attraverso il giornale diocesano sono stati sinteticamente presentati alla città i più importanti progetti proposti sull’area in questi ultimi vent’anni, compreso quello del Comitato “Macrico Verde”. Riguardo la questione della qualifica urbanistica dell’area nella categoria F2, confermiamo la nostra posizione già espressa attraverso la sottoscrizione della vostra petizione da parte della Diocesi. Sotto il profilo procedurale oggi non compete al Vescovo e alla proprietà imporre o semplicemente esercitare pressioni su determinate scelte che sono di stretta competenza e prerogativa dell’Amministrazione comunale. Come Diocesi, non intendiamo però fermare il processo in atto soltanto perché il Comune non ritiene di formalizzare una precisa qualifica urbanistica dell’area. Non possiamo più aspettare: la Città non capirebbe questo ulteriore ritardo. Sentiamo la necessità di invitarvi a lavorare insieme in modo che si instauri tra la proprietà, gli enti pubblici, le imprese, le associazioni e i cittadini, un clima di fiducia reciproco che lasci fuori dalla porta il conflitto e quella “cultura del sospetto” di cui tante volte parla Papa Francesco. Chi vuole collaborare seriamente per il bene comune, deve saper mettere nei suoi programmi di ogni giorno non solo tanto amore e buona volontà, fede e voglia di giustizia, ma anche una parte di fatica, di sacrificio e di rinuncia che il collaborare comporta sempre. Perché il bene comune non deve essere costrizione e paura, ma consapevolezza, entusiasmo e impegno in prima persona".

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