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Lockdown locali, scontro tra Governo e Regioni. Caserta è a rischio

La trattativa sul nuovo Dpcm: chiusure nelle province con indice di contagiosità superiore a 2

Il governo non cede alle pressioni delle Regioni. L'obiettivo è quello di costringere i governatori ad adottare lockdown locali nelle province o nelle aree metropolitane in cui l'indice Rt di diffusione del virus sia superiore a 2 e sia associato a carichi ospedalieri che oltrepassino il livello di guardia. E tra le province a rischio c'è proprio quella di Caserta insieme a Napoli, Milano e la maggior parte delle province lombarde, ad eccezione di Bergamo, e piemontesi, Genova, alcune province siciliane come Enna e Caltanissetta, Brindisi in Puglia, alcune aree dell'Umbria, Bolzano e la Valle d'Aosta.

Un vero e proprio braccio di ferro tra i governatori, soprattutto quelli che chiedono misure nazionali, e Palazzo Chigi, andato avanti per l'intera giornata di domenica in vista dell'approvazione di un nuovo Dpcm che sarà approvato tra oggi e domani mattina. Mentre le Regioni provano a resistere, Giuseppe Conte si appresta a presentare stamattina in Parlamento anche le altre misure, che riguarderanno l'intero territorio nazionale: di certo ci sarà il blocco dei movimenti interregionali, la chiusura dei musei, la didattica a distanza per le superiori e forse per la terza media (in Campania la didattica in presenza è sospesa per effetto di un'ordinanza di De Luca). La serrata dei negozi alle 18 è prevista nelle aree a rischio. Così come nei territori più sotto pressione ci sara' il blocco totale di bar e ristoranti.

Infuria la battaglia nella notte, invece, su un altro nodo cruciale: il coprifuoco nazionale. Lo vogliono Pd e Speranza. Conte, a quanto riferisce Repubblica, è contrario a una stretta così radicale e boccia l'ipotesi di fissare il blocco alle 18. La mediazione che si fa strada è quella delle 21 (senza escludere però del tutto l'opzione delle 20). Tornerebbe dunque l'autocertificazione per dimostrare le ragioni improrogabili di lavoro o di salute che impongono la necessità di circolare.

Tre livelli di interventi, insomma. Uno più blando nazionale. Un secondo, per le Regioni in situazione critica. E un terzo per quelle con rischio talmente alto da determinare zone rosse totali. Tutto, comunque, diventa oggetto di trattativa frenetica nell'ennesima domenica di attesa di un nuovo dpcm. Sono le Regioni, di buon mattina, a mettersi di traverso. Lo fanno stravolgendo quanto sostenuto per settimane, quando chiedevano di poter decidere in autonomia gli interventi per i propri territori in base all'andamento del contagio. Roberto Speranza spiega a tutti la linea dell'esecutivo: dove l'indice Rt sale troppo, si chiude. Diversi presidenti di Regione si ribellano. Il lombardo Attilio Fontana e il campano Vincenzo De Luca sono i più rigidi: pretendono misure nazionali, se serve anche un vero e proprio lockdown del Paese, ma non vogliono sentir parlare di zone rosse regionali o metropolitane.

Altri governatori come Bonaccini, Emiliano e Zaia ipotizzano inoltre un coprifuoco nazionale dalle 18 per frenare gli assembramenti. L'esecutivo tentenna. I capi delegazione si ritrovano in riunione permanente con Conte, assieme ai capigruppo di maggioranza. Emerge un quadro frastagliato. Il coprifuoco nazionale, ad esempio, è sostenuto dai dem. Anche Speranza lo considera utile. Eppure, Conte tergiversa. Vorrebbe evitarlo, in questo sostenuto da Italia Viva. Non gli piace l'idea di bloccare i negozi a meta' pomeriggio e di costringere i cittadini a casa a quell'ora. E' ostile anche alla chiusura generalizzata di bar e ristoranti. Il Pd - e il ministero della Salute - insistono perché conoscono la fragilità di alcuni territori, soprattutto al Sud: Calabria e Sicilia, in primis. Si fa quindi spazio l'opzione di un coprifuoco dopo le 21. Su un punto, però, il governo sembra d'accordo a fine serata: le zone rosse locali, dove occorre, saranno decretate automaticamente. Conte le considera fondamentali. Nicola Zingaretti lo sostiene, a nome del Pd. Si decide di esplicitare nel dpcm le soglie di Rt per far scattare le chiusure. Il monitoraggio sarà provinciale.

Nei territori sottoposti all'eventuale zona rossa si fermerebbe tutto, o quasi. Di certo le attività non commerciali e gli spostamenti non giustificati. 

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