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Jabil, la lettera disperata degli operai a Conte a pochi giorni dal licenziamento

Il 23 marzo scade la cassa integrazione, l'appello dei 630 dipendenti al premier: "Vogliamo continuare a guardare serenamente negli occhi i nostri figli"

"Chiediamo solo di avere la possibilità di continuare ad avere una vita dignitosa, di poter continuare a guardare serenamente negli occhi i nostri figli". E' questo l'appello, forte e chiaro, lanciato dai 630 lavoratori della Jabil di Marcianise ed indirizzato al premier Giuseppe Conte, al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo.

Una richiesta d'aiuto, quella che i lavoratori hanno fatto inviando una lettera alle tre istituzioni del Governo, a poco meno di 3 settimane dalle lettere di licenziamento annunciate anzitempo dalla multinazionale. La vertenza Jabil è entrata dunque nella fase conclusiva: la deadline fissata dalla multinazionale è il 23 marzo, quando 350 dipendenti saranno messi letteralmente alla porta qualora non avranno accettato le nuove, possibili, destinazioni lavorative.

"A giugno scorso la multinazionale americana ha aperto una procedura di mobilità per circa la metà dei lavoratori in organico - spiegano i 630 lavoratori nella lettera inviata agli uomini di Governo - Grazie alle iniziative intraprese nei mesi scorsi si è ottenuta una proroga della cassa integrazione che scade il prossimo 23 marzo, data in cui l'azienda ribadisce la volontà di procedere con 275 licenziamenti. Ognuno di noi in questi mesi ha fatto tanto per scongiurare quello che tra pochi giorni si potrebbe presentare come un dramma sociale. Si sono susseguiti svariati accordi di ammortizzatori sociali che noi tutti pur non condividendoli in pieno ci siamo adeguati a rispettare. Tanti colleghi, volontariamente hanno deciso di aderire ai progetti di reimpiego, nonostante le mille paure che accompagnano scelte che ti cambiano la vita e visto che oggi c'è ancora la possibilità per chi volontariamente vorrebbe aderire bisogna superare lo scoglio del 23 marzo".

Intanto i giorni passano e le speranze di una svolta per i lavoratori della Jabil sembrano vanificarsi sempre più, nonostante le lotte, le proteste messe in campo insieme ai sindacati. Dopo il corteo di protesta per le strade adiacenti lo stabilimento di Marcianise e lo sciopero di 8 ore fuori il palazzo della Prefettura di Caserta, ad oggi purtroppo tutto tace.

"Tutte le organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm stanno ribadendo a gran voce la necessità di verificare, grazie al decreto Mille Proroghe la possibilità di ulteriore cassa integrazione con il solo scopo di continuare a gestire il progetto di ricollocazione presso le aziende che si sono rese disponibili ad assorbire i lavoratori eccedenti, ma purtroppo il management Jabil continua a ribadire un secco no e conferma le 275 lettere di mobilità - concludono i lavoratori - Abbiamo per tanto bisogno di un forte intervento ministeriale e governativo, di tutte le forze politiche affinché si interceda con la direzione Jabil per trovare delle soluzioni alternative. Riteniamo inutile ricordare la situazione economica e lavorativa del Sud, dove la parola lavoro è sinonimo di incubo, angoscia e scoraggiamento. Presidente, ministri, onorevoli, abbiamo poco tempo, chiediamo di evitare quello che tra pochi giorni sarà un dramma sociale con conseguente disagio di ordine pubblico. Vogliamo solo continuare a lavorare, aiutateci". 

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