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Esilio in Sardegna per lavorare, il caso Jabil sul tavolo dei ministri

Tre senatori presentano un'interrogazione: "Dal 25 maggio 2020, data di assunzione dei lavoratori da parte del gruppo Orefice, i dipendenti non hanno mai lavorato"

Era stato un preciso impegno del senatore Vasco Errani (Articolo Uno - Liberi e Uguali) durante una recente visita a Marcianise e cioè quello di perorare la giusta causa degli ex lavoratori Jabil e attualmente dipendenti del gruppo sardo Orefice. Mercoledì 27 ottobre è stata pubblicata negli atti parlamentari un'interrogazione a firma, oltre che di Errani, dei senatori Loredana De Petris, Francesco Laforgia e Sandro Ruotolo indirizzata ai ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico.

"La vertenza che riguarda 23 lavoratori ex Jabil a Marcianise che dovevano essere impiegati a tempo pieno ed indeterminato dalla società sarda Orefice generators ha assunto sviluppi a giudizio degli interroganti preoccupanti - recita il testo dell'interrogazione - a quanto risulta, dal 25 maggio 2020, data di assunzione dei lavoratori da parte del gruppo Orefice, che produce gruppi elettrogeni, i dipendenti non hanno, in sostanza, mai lavorato. Tutti i lavoratori interessati, infatti, sono stati unilateralmente posti prima in ferie e poi in cassa integrazione. Tra promesse non mantenute, impegni presi in sedi istituzionali alla presenza delle massime autorità del Governo nazionale e regionale, e dopo aver incassato ingenti somme elargite dalla Jabil per incentivare l'uscita e la ricollocazione degli ex dipendenti, la società Orefice ha disposto il trasferimento di tutti i 23 lavoratori da Marcianise in Sardegna, con decorrenza dal 4 ottobre 2021, comunicando la chiusura del sito campano, in realtà mai effettivamente funzionante".

"La società ha anche già abbandonato il capannone affittato a metà 2020 nell'area industriale di Pascarola, nel comune di Caivano a pochi chilometri da Marcianise, dove si era impegnato ad iniziare una produzione - continua - Questi lavoratori avevano con senso di responsabilità intrapreso la strada di affidarsi ad un'azienda che aveva promesso loro investimenti e lavoro sul territorio. Ora si ritrovano, da un giorno all'altro, ad essere trasferiti in un'altra regione, ancora in attesa di ricevere le mensilità di cassa integrazione dal luglio 2021 e, non avendo accettato il trasferimento, passibili perfino di licenziamento ad ora congelato in attesa di una soluzione del Ministero dello sviluppo economico; ritenuto che, a parere degli interroganti, quanto riportato non sia accettabile, in quanto si mette a rischio il futuro occupazionale, i diritti e la dignità dei lavoratori che rischiano di essere abbandonati in attesa di un progetto concreto di ricollocazione, si chiede di sapere quali iniziative i Ministri in indirizzo stiano ponendo in atto, in ordine alle rispettive competenze e nel dialogo con la Regione Campania e le organizzazioni sindacali, per garantire la salvaguardia occupazionale dei lavoratori nella vertenza aziendale". "Continueremo a seguire questa incredibile vicenda e le alte vertenze di Terra di Lavoro", ha dichiarato il segretario provinciale di Articolo Uno Alessandro Tartaglione.

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