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Attualità San Cipriano d'Aversa

Un incubatore per startup nella villa del boss Zagaria

Il progetto del Comune di San Cipriano in attesa dei finanziamenti. Parte della struttura usata come parcheggio per i mezzi della raccolta rifiuti

L’amministrazione comunale di San Cipriano d’Aversa, guidata dal sindaco Vincenzo Caterino, continua la sua lotta per reperire al più presto i finanziamenti per il progetto, elaborato ed approvato nel 2017, per la realizzazione di un incubatore di impresa giovanile presso il complesso edilizio confiscato a Michele Zagaria, in località Maisone.

La richiesta fu inoltrata il 7 aprile 2017 al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, l’11 marzo 2019 al Ministero dell’Interno e al Dipartimento delle Politiche di Coesione e ancora oggi l’amministrazione Caterino non si arrende. Il progetto è nato subito dopo il provvedimento dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati del 21 ottobre 2016, Decreto n. 44512, con il quale veniva destinato al Comune di San Cipriano d’Aversa, per fini sociali ed istituzionali, un complesso immobiliare costituito da fabbricati e terreni appartenuti alla famiglia Zagaria.

L’Amministrazione Comunale di San Cipriano d’Aversa, guidata dal sindaco Vincenzo Caterino, d’intesa con la società Agrorinasce, ha previsto sul citato complesso immobiliare un’opera di pubblica utilità mediante il recupero e la valorizzazione degli immobili presenti consistente nella realizzazione di un incubatore di imprese giovanili e di start up, con uffici a servizio delle imprese da localizzarsi nei tre edifici esistenti e spazi di co-working, nonchè la demolizione della palazzina uffici con ricostruzione di box artigianali per la vendita e l’esposizione dei prodotti delle imprese del territorio e annessa pensilina.

In sostanza l’idea è quella di realizzare una sorta di fabbrica della creatività distribuita, localizzata in diversi spazi, in grado di attivare sul territorio processi di innovazione sociale finalizzati alla creazione di nuove attività e servizi, anche attraverso la creazione di start up promosse dai giovani. Per quanto riguarda, invece, la rimanente superficie libera, pari a circa 12.600 metri quadrati, essa risulta adibita in generale ad attività connesse al settore dell’edilizia, con un’area destinata ad uffici, capannone in lamiera, ed un’ampia zona destinata a parcheggio di mezzi d’opera impiegati nel settore delle costruzioni, come prima detto.

L’idea progettuale nasce dalla collaborazione sinergica di Agrorinasce s.c.a.r.l. con l’associazione non-profit culturale e di architettura N.I.B. - NEWITALIANBLOOD – scuola di architettura strategica, impegnata a coniugare etica e pratica professionale, ricerca, conoscenza del territorio ed esperienza internazionale. I tre edifici principali saranno oggetto di una ristrutturazione integrale con cambio di destinazione d’uso; in effetti le tre ville saranno adibite a uffici a servizio delle imprese giovanili. Per quanto attiene la sistemazione esterna dell’area è prevista la realizzazione di percorsi pedonali e carrabili, con una quota parte da adibire a verde con annesso campo di calcetto, e la realizzazione di impianti altamente tecnologici correlati a garantire un elevato efficientamento energetico dell’intero complesso con gestione autonoma dell’energia impegnata.

“L’incubatore d’impresa ”, in estrema sintesi, rappresenta un edificio dove si insediano, pagando un canone di locazione, piccole imprese artigiane e/o di servizi nella loro fase di avvio, che comprende servizi di manutenzione ordinaria, custodia e accoglienza e consente di avere a disposizione spazi comuni per la ricerca e per i servizi generali collettivi, fra i quali la formazione, sale incontro per riunioni, servizi reali a favore delle imprese (marketing, ricerca di finanziamenti bancari e agevolati, qualità, internazionalizzazione, codice etico ecc..) fondamentali per lo start up di nuove imprese.

“Il bene confiscato alla famiglia Zagaria non ha mai vissuto l’abbandono – spiega il primo cittadino di San Cipriano d’Aversa Vincenzo Caterino – Dopo nemmeno un mese dal trasferimento al Comune il bene confiscato è stato attenzionato da un riutilizzo economico e successivamente oggetto di progettazione per incubatore di impresa partecipando ai bandi per i finanziamenti a favore dei beni confiscati. Attualmente è in fitto la parte deposito/capannone alla ditta che si occupa della raccolta rifiuti e con il canone si ricavano gli interventi da fare nel sociale e la manutenzione del bene stesso”.

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