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Attualità Orta di Atella

I giovani ortesi raccolgono le firme per il referendum sull’eutanasia

La promotrice Di Leva: "Avere la possibilità di poter praticare l'eutanasia deve essere un diritto di ognuno"

La campagna referendaria non va in vacanza: l’associazione “Go! - Giovani ortesi” di Orta di Atella sostiene il referendum sulla legalizzazione dell’eutanasia allestendo un punto per la raccolta delle firme presso la propria sede: il 3 e il 31 agosto e ogni martedì di settembre fino al 28 del mese, dalle ore 21,30 alle 24, si potrà firmare nei locali di via San Salvatore 17, di fronte all’ononimo santuario.

In questi giorni c'è grande fermento giovanile attorno al tema dell’eutanasia e c'è tempo fino alla fine di settembre per raccogliere mezzo milione di firme in tutta Italia. Il quesito referendario prevede la parziale abrogazione dell'articolo 579 del codice penale, norma risalente al 1930 che impedisce e punisce la pratica dell'eutanasia attiva. A causa di questa legge le persone affette da patologie irreversibili come i malati terminali non possono chiedere aiuto per accompagnare la fine della propria vita.

“Avere la possibilità di poter praticare l'eutanasia deve essere un diritto di ognuno - afferma Antonia Di Leva, promotrice della campagna referendaria a Orta di Atella - Deve essere un nostro diritto poter scegliere se staccare la spina o meno. Non si tratta di un gesto egoistico ma di un bisogno di sentirsi davvero liberi di scegliere sia sulla propria vita che sulla propria morte. Quello dell’eutanasia è un tema molto delicato sul quale purtroppo c’è poca informazione ma grazie raccolta firme stiamo aiutando moltissime persone a prendere coscienza e consapevolezza del problema”, conclude la referente del comitato.

Sullo stesso argomento si esprime anche Donato Setola, membro dell’associazione Go!. “Per affrontare il tema dell’eutanasia c’è bisogno di un approccio laico, libero da ogni condizionamento”, afferma il giovane, che prosegue: “La campagna referendaria ha l'obiettivo di difendere la libertà dell’individuo in un momento difficile della vita. Una persona non può essere privata del proprio diritto a essere felice così come non è giusto obbligarla a soffrire pur sapendo che non ce la farà. Noi di Go! sosteniamo questa battaglia di civiltà e invitiamo i nostri coetanei e i cittadini ortesi fare altrettanto”, conclude.

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