rotate-mobile
Attualità Casal di Principe

Beni confiscati, l'incubo della gestione. "Troppo onerosi, lo Stato ci aiuti"

L'allarme lanciato dal sindaco: "Il problema della gestione ordinaria è davvero grave"

“Non ce la facciamo più a gestire i beni confiscati. Ne abbiamo assegnati 50 e molti altri ne arriveranno, alcuni sono affidati ad associazioni del terzo settore, in altre abbiamo aperto la caserma della polizia municipale, un asilo nido ma rischiamo di non farcela a sostenere le spese correnti per gestione”. A dichiararlo Renato Natale, sindaco di Casal Di Principe. “Due milioni per gestire i beni confiscati alle mafie e ristrutturati con le risorse del Pnrr sono davvero pochi”, dice Natale, “ma la questione è più generale, non riguarda solo quelli che faranno parte dei progetti finanziati con i fondi del Next generation Eu, ma tutti i beni”. E se considera certamente positivo che siano stati presentati oltre 600 progetti, si interroga su come evitare che tutto ciò diventi un boomerang. “Il problema della gestione ordinaria è grave. Luce, acqua, Tari, manutenzione ordinaria, pulizia dei locali, sono costi che a volte risultano insopportabili. Faccio un esempio. Ho appena ristrutturato un immobile per destinarlo a un asilo nido, ora oltre al costo del personale, e già questo è un problema, devo mettere a bilancio anche quelli delle utenze. Il nido è un servizio alla persona a domanda individuale, ma se metto tariffe che mi consentirebbero la gestione, nessuna famiglia sarebbe in grado di mandarci i bambini. Come ne esco?”.

Due sono le proposte del sindaco di Casale. Da un lato che ogni anno ai Comuni cui sono assegnati i beni, in proporzione venga assegnata anche una quota di risorse per la loro gestione, magari vincolate tra quelle del Fondo Unico per la giustizia. Dall’altro che altri “pezzi dello Stato scelgano di trovare casa proprio dentro un bene confiscato. Dalla polizia ai carabinieri alla guardia di finanza. Dal tribunale alla Croce rossa o alla Protezione civile. Fino ad arrivare ai sindacati. Pensate che messaggio sarebbe se in un bene confiscato si aprisse una sede della Cgil, della Cisl o della Uil”. Prima che lo Stato entrasse in possesso dei beni i malviventi pensarono bene di vandalizzarli e allora i costi di ripristino sono ingenti, una volta investite le risorse necessarie è assolutamente indispensabile che la gestione dei progetti non fallisca, altrimenti il messaggio negativo rischia di prevalere su quello positivo.

“Noi siamo un piccolo Comune, quasi privo di personale, facciamo fatica a stare dietro all’ordinaria amministrazione e a volte non riusciamo a stare dietro alla presentazione dei progetti per partecipare ai bandi. E bandi per i beni confiscati, anche per finanziarli, a volte escono ma li lasciamo indietro perché prima dobbiamo provvedere all’attività strettamente istituzionale dell’ente locale”. Per il sindaco “bisognerebbe che il Fondo per la gestione dei beni confiscati fosse strutturale, più capiente dal punto di vista delle risorse, accessibile a tutti i Comuni che hanno in gestione i beni. Non solo, occorrerebbe prevedere una procedura semplificata, non bandi con scadenza, ma con procedura a sportello”. Insomma un messaggio chiaro alle istituzioni, di ogni livello. Per un ‘dramma’ che rischia di mettere in ginocchio l’intera comunità.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Beni confiscati, l'incubo della gestione. "Troppo onerosi, lo Stato ci aiuti"

CasertaNews è in caricamento