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La lettera di don Michele dopo le accuse del sindaco: "Sul fossato del Castello no speculazioni"

Il parroco: "L'unica strada percorribile è quella dell'esproprio. Colpito da messaggi futili e di cattivo gusto"

Don Michele Verolla prende carta e penna e decide di mettere nero su bianco il suo pensiero relativamente alla querelle in atto a Casaluce per l’acquisizione del fossato del castello, che lo ha portato al centro di un aspro confronto col sindaco Francesco Luongo.

Il parroco del Santuario Santa Maria ad Nives, attraverso i suoi legali, gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo, ha deciso di chiarire la sua posizione relativamente alla questione del fossato del Castello di proprietà della Parrocchia di cui lui è legale rappresentante :

“Sono diversi giorni che si consuma una violenta campagna di critica nei miei confronti sui mass-media, ad opera peraltro di un alto rappresentante politico dell’amministrazione cittadina” scrive don Michele.  “Sono molto addolorato per i toni utilizzati, che non solo mal si addicono al decoro istituzionale che certi ruoli pubblici richiedono, ma cercano incredibilmente di coinvolgere la Parrocchia in questioni di natura prettamente politiche".

Poi entra nella annosa vicenda: “La cessione del fossato del castello è un argomento che è stato oggetto di numerose interlocuzioni, non solo con l’attuale primo cittadino, ma anche con le amministrazioni precedenti, che avevano già manifestato al sottoscritto il proprio interesse. Come sacerdote e, in particolare come parroco, è per me un dovere fare quanto utile per migliorare la quotidianità della nostra piccola Comunità, e se l’acquisizione del fossato al patrimonio comunale può essere fruttuoso allo scopo, da parte mia non c’era prima e non ci sarà ora alcun tipo di opposizione”.

Per il parroco c’è una questione tecnica che ha una sola soluzione: “Trattandosi però di terreni donati alla Parrocchia da parte di fedeli, e come tali con una precisa finalità, come ho già chiarito in tutte le sedi cui sono stato interpellato, mi corre l’obbligo morale di accertare che questi non siano fatti oggetto, anche indirettamente, di alcun tipo di speculazione. Per questo motivo, nonostante gli ultimatum settimanali che mi vengono indirizzati dal Sindaco, finalizzati a farmi apparire agli occhi dei miei concittadini come il soggetto che vuole ostacolare la realizzazione dell’opera, non posso che ribadire il mio pensiero: se di opera pubblica sic et simpliciter si tratta, il giusto strumento giuridico da adottare è quello dell’esproprio. Tutte le altre soluzioni prospettate, sebbene più vantaggiose economicamente per la Parrocchia, lascerebbero campo libero a eventuali speculazioni, vedendo il sottoscritto come spettatore passivo del solito mercanteggiare, sicuramente lecito, ma anche di cattivo gusto rispetto alla finalità cui il fossato era destinato”.

Il sacerdote non manca di evidenziare la “indicibile sofferenza per la situazione incresciosa che si sta verificando, ma la mia storia personale, ed il ruolo che ricopro, mi impongono di essere fermo su questa posizione, che non è di arricchimento personale, o becero ostruzionismo, ma di semplice tutela di quanti hanno dato fiducia alla Parrocchia donandole i propri beni. E pertanto sebbene mi abbiano molto colpito i messaggi futili e di cattivo gusto indirizzatimi da chi probabilmente vuole solo nascondere le proprie negligenze, sono disponibile a continuare, in un’ottica di rinnovata fiducia, l’interlocuzione già avviata, purché si comprenda che la Chiesa non è un’associazione finalizzata al lucro con cui interloquire sul piano squisitamente economico, ma qualcosa di più profondo, complesso e volto al bene della Comunità. A noi non sta il compito di giudicare ma, come ha ribadito Papa Francesco, se siamo discepoli di Gesù, il nostro compito è di costruire per il bene della Comunità e dei fedeli tutti, ricordando che siamo di passaggio su questa terra. Invochiamo il Signore, con la preghiera di S. Maria ad Nives, nostra protettrice, affinché ci illumini tutti e ci guidi sulla retta via del perdono e della fratellanza”.

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