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Ucciso dalla camorra, lo sfogo della figlia: "Cittadini ed imprenditori sono assenti"

La commemorazione dei 14 anni dal delitto di Domenico Noviello: "Degrado ed abbandono favoriscono criminalità organizzata"

"Questi eventi dovrebbero servire per coinvolgere la cittadinanza ma cittadini e tanti imprenditori del posto non ci sono". E' il commento amaro di Mimma Noviello, figlia di Domenico Noviello, il titolare di un'autoscuola ucciso a Castel Volturno, in località Baia Verde, dal commando dell'ala stragista del clan dei Casalesi guidato da Giuseppe Setola. 

Sono trascorsi 14 anni dal delitto. Ieri i familiari di Noviello hanno partecipato alla cerimonia di commemoriazione che si svolge ogni anno prima nei pressi del luogo dell'omicidio e poi al cimitero.  "Va bene commemorare la figura di mio padre Domenico Noviello, ma è arrivata anche l'ora che qualcosa cambi a Castel Volturno - ha proseguito Mimma Noviello - dove mio padre aveva il coraggio di fare impresa e dire di no a chi, come la camorra, voleva controllarne il territorio. Da 14 anni vedo sempre lo stesso abbandono e degrado, che non fanno altro che favorire la criminalità organizzata. Questi eventi dovrebbero servire anche per coinvolgere la cittadinanza, ma i cittadini, e i tanti imprenditori del posto non ci sono". 

Alla cerimonia, oltre ai figli di Noviello Mimma, Matilde e Massimiliano (quest'ultimo tuttora sotto scorta) hanno parteciparo, riferisce l'Ansa, le autorità politiche come il sindaco Luigi Petrella, il prefetto di Caserta Giuseppe Castaldo e il Questore Antonino Messineo, il Procuratore Aggiunto di Napoli Rosa Volpe, associazioni come Libera, Comitato Don Diana e quella dei familiari delle vittime innocenti della camorra, due classi dell'istituto superiore Vincenzo Corrado di Castel Volturno.

Domenico Noviello aveva denunciato i suoi estorsori sette anni prima. La vendetta dei camorristi  arrivò la mattina del 16 maggio del 2008 a Baia Verde, non lontano dalla sua abitazione e dall’autoscuola che conduceva con il figlio Massimiliano. Fu trucidato poco dopo le 7 del mattino da un commando di camorristi che, guidati da Giuseppe Setola, avevano deciso di ricostituire il terrore del clan sul litorale domizio.

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