‘Fase2’, furiosi gestori di negozi, bar e parrucchieri. Ed anche i vescovi attaccano
Le scelte del premier Conte fanno discutere. La maggior parte delle riaperture rinviate al 18 maggio ed al 1 giugno
Ci si attendeva di più dal discorso del presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte di domenica sera. Soprattutto ci si aspettava una ritorno più ampio ad una vita ‘quasi normale’ che invece non c’è stato. Soprattutto per quel che riguarda il piano economico. Per i negozi al dettaglio è stata ipotizzata l’apertura solo per il 18 maggio; per bar, ristoranti, pizzerie, parrucchieri e centri estetici l'apertura al pubblico è traslata addirittura al primo giugno. Ed oggi sono tutti furiosi per queste scelte, ancor di più per chi vive in Campania, dove i numeri dei contagi sono sotto controllo da una decina di giorni (domenica ne sono stati ufficializzati appena 18 in 24 ore).
Ma anche la Chiesa non l’ha presa bene. La possibilità di far svolgere i funerali (con un massimo di 15 presenti) senza aprire alle Sante Messe ha fatto ‘esplodere’ la polemica dei vescovi. La Conferenza episcopale italiana, in una nota, ha chiarito che non può “accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l'impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”. E nel governo sia Italia Viva che il Pd hanno chiesto di rivedere la scelta, al punto che la Presidenza del Consiglio, prendendo atto della comunicazione della CEI, ha annunciato che “già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”.