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Draghi contro De Luca: pronto ad impugnare chiusura scuole

Palazzo Chigi adotta la linea dura contro il governatore della Campania: se farà ordinanza si finisce in tribunale

Non è passato sotto traccia a Palazzo Chigi l'annuncio del governatore della Campania Vincenzo De Luca che, nel corso della consueta diretta Facebook del venerdì, ha ribadito la necessità di non riaprire le scuole il prossimo 10 gennaio. "Non riapriremo elementari e medie", ha dichiarato il presidente della giunta regionale che da tempo sta criticando le scelte dell'esecutivo guidato da Mario Draghi sull'emergenza sanitaria, con i provvedimenti adottati che sono stati definiti "babbarìe", cioè "cose che sono un po' più deboli delle bestialità, ma un po' più gravi delle sciocchezze".

Il governo pronto ad impugnare ordinanza

Così, incassato il colpo, il governo ha deciso di passare alla controffensiva. Fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che il governo è intenzionato a impugnare la decisione del presidente della Campania Vincenzo De Luca (al momento ancora non formalizzata da atti concreti) di tenere chiuse le scuole medie ed elementari. Per l'impugnativa, viene spiegato, è necessario un passaggio in Consiglio dei ministri. Insomma, il Governo adotta la linea dura: qualora gli annunci si tramutassero in ordinanza si finisce in tribunale. 

Il precedente

Il rischio per Palazzo Santa Lucia è quello di soccombere per una seconda volta. Il Tar di Napoli, lo scorso 18 novembre, aveva dichiarato l'illegittimità della chiusura delle scuole disposta con le ordinanze del 16 gennaio e poi a febbraio dal governatore. "la disposta sospensione delle attività didattiche in presenza per la Regione Campania, in via generalizzata, nei periodi considerati nelle ordinanze restrittive, non ha tenuto conto della regolamentazione per “fasce” di rischio contenuta nella normativa statale, che aveva già operato, ex ante, il bilanciamento tra diritto alla salute e diritto all’istruzione, nel senso di sacrificare il secondo al primo nei casi di maggior rischio (regioni “rosse”)", scrivevano i giudici per i quali le ordinanze di De Luca per essere valide avrebbero necessitato di "una motivazione stringente e rafforzata che avesse dato conto degli elementi di fatto, diversi o sopravvenuti rispetto a quelli considerati dal Governo nazionale, che, quali indici di aggravato rischio, giustificassero il regime più restrittivo".

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