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Ditta in crisi per il Covid evita il fallimento con la nuova legge che 'congela' i creditori

Ottenuto dal Tribunale il riconoscimento delle misure protettive: il provvedimento prevede un esperto della Camera di Commercio che aiuti l'imprenditore a risollevarsi

Una ditta di Caserta ha evitato il fallimento vedendosi riconoscere - tra le prime in provincia di Caserta - il diritto ad ottenere dalla Camera di Commercio un esperto per uscire dalla situazione di crisi dovuta al Covid-19.

Si tratta di un provvedimento introdotto dal Governo nel 2021 e che ha come obiettivo principale quello di consentire all’imprenditore di uscire da una situazione di “squilibrio patrimoniale o economico-finanziario che determina l’elevata probabilità di una crisi di insolvenza”. In pratica è previsto un “percorso”, introdotto per via della grave crisi scatenata dal Covid, che comporta la possibilità per l’imprenditore che si trova in crisi, difficoltà o in uno stato di insolvenza reversibile, di decidere, in modo del tutto autonomo, di chiedere alla Camera di Commercio la nomina di un esperto, al quale è rimessa la funzione di guidarlo nel percorso di risanamento aziendale e che fornirà assistenza nelle trattative che, ai fini del risanamento, potrebbe essere necessario avviare con i creditori e con tutti gli altri possibili stakeholders (tra i quali, in particolare, soci, potenziali acquirenti, fornitori, lavoratori) per il ripristino dell’equilibrio patrimoniale, economico o finanziario perduto, nel caso in cui la situazione di squilibrio dell’impresa renda probabile la crisi o l’insolvenza.

Questo strumento prevede alcune misure di protezione che "congelano" le attività esecutive dei creditori (pignoramenti) per un lasso di tempo che consente la composizione negoziata. Le misure devono essere confermate presentando ricorso al Tribunale competente. E proprio per quanto riguarda la richiesta al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere la ditta, assistita dall'avvocato Gaetano Santagata con studio a San Marcellino, ha ottenuto l'accoglimento dell'istanza da parte del giudice. 

Nel ricorso, per conto della ditta, l'avvocato Santagata invocava "l'inibizione dell’avvio e della prosecuzione di qualsivoglia azione esecutiva e cautelare sul patrimonio da parte di tutti i suoi creditori. La ricorrente esponeva che le sue difficoltà finanziare ed economiche nascevano principalmente dai rapporti contrattuali intrattenuti con la pubblica amministrazione e, segnatamente, dai ritardi nei pagamenti da parte delle stazioni appaltanti per i lavori eseguiti. Aggiungeva che, d’altra parte, i mancati pagamenti per i lavori già espletati le impedivano di partecipare a nuove gare d’appalto - oltre che di incassare le spettanze afferenti alle opere eseguite - con conseguente difficoltà nel mantenere una situazione fiscale e contributiva regolare. La ricorrente adduceva inoltre che, per far fronte a tale situazione, aveva dovuto ricorrere a diverse istanze di rateazioni con gli enti previdenziali e con l’Agenzia delle  Entrate Riscossioni. Per altro verso, non godendo di affidamenti bancari, la ditta esponeva che non era  riuscita a far fronte alla restituzione delle somme ricevute a titolo di mutuo, con la conseguenza di vedere instaurati nei suoi confronti molteplici procedure esecutive mobiliari presso terzi che ne avevano determinato una paralisi dell’attività e impedito ogni forma di pagamento. Per tali ragioni, chiedeva al Tribunale di voler 'confermare delle misure protettive già emesse e adottare ogni e più opportuno provvedimento cautelare volto ad inibire nuove azioni esecutive'”.

Nonostante il parere negativo di alcuni creditori il giudice ha accolto l'istanza, confermando le misure protettive "con riferimento alla prescrizione per cui i creditori finora procedenti in via esecutiva ed eventuali ulteriori creditori non possono acquisire diritti di prelazione, se non concordati con l’imprenditore, né possono iniziare o proseguire azioni esecutive sul suo patrimonio o sui beni e sui diritti  con i quali viene esercitata l’attività di impresa, dal giorno della pubblicazione dell'istanza nel registro delle imprese e per i successivi 120 giorni". 

Un provvedimento, quello messo in piedi dalla ditta, che ha permesso, di fatto, di salvare la società e, quindi, anche i dipendenti e le loro famiglie.

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