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Il Psi lancia il dipartimento su Ecomafie ed Ecoreati

L’iniziativa di Maraio e Brancaccio coinvolgerà tutte le federazioni

Il contrasto alla criminalità ambientale ed ai reati ambientali ha avuto i primi segnali di un’inversione di tendenza nella lotta all’Ecomafia ed agli Ecoreati con l’entrata in vigore della Legge Ecoreati n°68 del 2015. Tuttavia l’influenza della criminalità organizzata in campo ambientale è ancora molto forte.

"Per questo motivo - spiega Francesco Brancaccio - come Partito Socialista Italiano abbiamo deciso di attivare da settembre un Dipartimento Nazionale su Ecomafie ed Ecoreati coinvolgendo tutte le Federazioni Regionali e soprattutto per sensibilizzare su questo fenomeno i nostri amministratori locali su tutto il territorio. Senza dubbio con l’introduzione della legge nel Codice penale si è rafforzata l’azione preventiva e repressiva dello Stato a tutela del patrimonio ambientale. Ma, nonostante il calo complessivo dei reati, cresce l’incidenza degli illeciti in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Lazio e Lombardia”.

“La corruzione rimane purtroppo, il nemico numero uno dell’ambiente e dei cittadini - afferma il responsabile nazionale Ecomafie ed Ecoreati - Dal Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente spiccano infatti le 538 ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali nel 2017 (139,5% in più rispetto al 2016). Un risultato importante sul fronte repressivo frutto sia di una più ampia applicazione della legge 68, come emerge dai dati forniti dal ministero della Giustizia (158 arresti,  per i delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, con ben 614 procedimenti penali avviati, contro i 265 dell’anno precedente) sia per il vero e proprio balzo in avanti dell’attività delle forze dell’ordine contro i trafficanti di rifiuti: 76 inchieste per traffico organizzato (erano 32 nel 2016), 177 arresti, 992 trafficanti denunciati e 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati (otto volte di più rispetto alle 556 mila tonnellate del 2016). Il settore dei rifiuti è quello dove si concentra la percentuale più alta di illeciti, che sfiorano il 24%. A completare il quadro, un fatturato dell’ecomafia che sale a quota 14,1 miliardi, una crescita del 9,4%, dovuta soprattutto alla lievitazione nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale. Altro fenomeno da combattere è quello dell’ Abusivismo edilizio Il lavoro delle forze dell’ordine nel 2017 ha portato alla luce 3.908 infrazioni sul fronte “ciclo illegale del cemento”, una media di 10,7 ogni ventiquattro ore, e alla denuncia di 4.977 persone. Un dato in leggera flessione rispetto all’anno precedente, ma che testimonia come – dopo anni di recessione significativa – l’edilizia, e quindi anche quella in nero, abbia ricominciato a lavorare. Il 46,2% dei reati si concentra nelle quattro cosiddette regioni a tradizionale presenza mafiosa, ossia Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Secondo le stime del Cresme, nel 2017 in Italia sarebbero state costruite circa 17.000 nuove case abusive. Su questa problematica bisogna agire Semplificare l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive, avocando la responsabilità delle procedure agli organi dello stato, nella figura dei prefetti, esonerando da tale onere i responsabili degli uffici tecnici comunali e, in subordine, soggetti che ricoprono cariche elettive, ovvero i sindaci. Presto lanceremo anche una campagna “No Ecomafie” e presenteremo anche un numero ed un servizio WhatsApp in cui raccoglieremo in modo riservato segnalazioni e denunce su questo drammatico tema”.

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