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La confessione del magistrato: "Volevo arrestare Maradona per un traffico di droga tra Caserta e Napoli"

Il nome del 'Dio del calcio' spuntò dalle intercettazioni raccolte durante le indagini in cui l'ex pm Luigi Bobbio era impegnato

"Volevo arrestare Diego Armando Maradona ma la mia richiesta non fu accolta". E' la confessione del magistrato ed ex senatore Luigi Bobbio che nel 1991 era un giovane pm del pool anti-droga, impegnato nelle indagini sul traffico di droga tra Caserta e Napoli. Dalle intercettazioni spuntò proprio il nome del 'Dio del calcio', che finì sotto la lente di ingrandimento di Bobbio, all'epoca tifoso del Napoli. "Ma dopo quella vicenda - racconta il magistrato all'Adnkronos - cessai di essere un tifoso. Avevo guardato nei meandri del calcio e quello che ho visto non mi è piaciuto. Per me Maradona era come qualunque altra persona. Era un indagato come gli altri e come tale lo trattai, senza sconti. Gli elementi per la custodia cautelare c'erano, così chiesi al procuratore l'autorizzazione ad arrestare il calciatore. Non mi fu concessa". 

L'accusa era di "detenzione e cessione di cocaina. Furono sentite decine di testimoni, si accertò che Maradona incontrava in un noto albergo napoletano ragazze di tutti i tipi, anche più di una per notte", spiega Luigi Bobbio che poi racconta un aneddoto: "Quando venne nel mio ufficio a Castel Capuano per l'interrogatorio c'era la ressa. Chiesi al mio segretario: fatti fare un autografo per te e uno per me, io non posso chiederlo. Interrogai Maradona anche una seconda volta. Da quell'indagine scaturirono filoni successivi che riguardarono anche altri giocatori del Napoli. Mi resi conto che l'ambiente calcistico non era quello che voleva mostrarsi all'esterno. Così persi ogni interesse per il calcio". All'epoca il calciatore "era ottimamente difeso dall'avvocato Siniscalchi. Fu molto lungimirante nel chiedere il patteggiamento, che gli accordai".

E poi sulle possibili ritorsioni dei supporter azzurri per la decisione di arrestare il loro idolo calcistico: "Il tifoso, l'appassionato di calcio è portato a mettere in secondo piano questo aspetto della vita del grande campione - sottolinea Bobbio - Lo capisco, lo comprendo. Allo stesso tempo, però, non registro nessun risentimento nei miei confronti da parte dei tifosi del Napoli". Secondo il magistrato, nel calcio italiano la dipendenza di Maradona sarebbe stata tenuta nascosta per anni: "Mi resi conto che il livello di assunzione di coca da parte di Maradona era incredibilmente alto. Era impossibile che prelievi e analisi antidoping non avessero mai rilevato la presenza di metaboliti. Evidentemente qualcuno nel sistema calcistico proteggeva Maradona. Il volano economico rappresentato da Maradona era enorme. Questo era comprensibile, certo, ma non giustificabile".

Ora però Diego Armando Maradona è volato in cielo tra le lacrime di intere generazioni di persone. "La morte di un uomo e di un grandissimo giocatore non può che suscitare cordoglio - conclude Luigi Bobbio - E' stato probabilmente il più grande di tutti i tempi".

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