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Aziende in ginocchio per il maltempo: "Acqua record in 22 giorni". Ed è forte il rischio frane

Marzano (Confragicoltura): "C'è l’esigenza di qualificare la bonifica"

Il maltempo che ha colpito la provincia di Caserta tra il 3 ed il 25 novembre ha particolarmente colpito le imprese agricole della Campania, con un carico di acqua record, che ha prodotto notevoli danni su oltre 2000 ettari nei comprensori di competenza del Consorzio generale di bonifica del bacino inferiore del Volturno per l’esondazione dei Regi Lagni, così come nel basso corso del fiume Sarno, pure straripato. 

“Condizioni meteo eccezionali per durata e piovosità cumulata nell’arco di tempo di 22 giorni hanno prodotto oltre ai danni, che dovranno essere accertati, un aggiornamento dell’agenda politica” afferma il presidente di Confagricoltura Campania Marzano che ricorda: “Il tema viene forzosamente imposto da eventi che sono di portata storica, come la piovosità mai registrata sul bacino dei Regi Lagni, che ha oggettivamente messo in crisi le strutture idrovore esistenti, non progettate per fare fronte ad una esondazione così prolungata”. 

“E’ un caso che impone una riflessione politica che va anche oltre il settore agricolo - aggiunge - poiché si avverte con sempre maggiore necessità l’esigenza di qualificare la bonifica, processo non certo irreversibile, ma frutto del costante lavoro dell’uomo, come un’attività di interesse generale, ad elevata valenza ambientale, oltre che economica e di pertinenza non solo agricola”. 

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“L’emergenza è una circostanza imprevista, ma quella che sta avvenendo era una situazione ipotizzabile – ha commentato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - Per riparare i danni subiti negli anni si spenderà sicuramente molto di più di quanto sarebbe costata la prevenzione. La messa in sicurezza del territorio italiano non è più rinviabile. Serve – continua il presidente di Confagricoltura - una task force che coinvolga Stato, Regioni, Province, Comuni, Protezione civile, enti di bonifica, Comunità montane, università, organizzazioni agricole, agronomi, geologi, che coordini interventi e risorse straordinarie. Si dia finalmente avvio a un piano di risanamento infrastrutturali. Noi siamo da sempre disponibili e attivi sui territori e possiamo fare la nostra parte. Iniziamo con gli interventi straordinari, ma avviamo anche un’efficace manutenzione e sistemazione idrogeologica e idraulico-forestale ordinaria (arginature, pulizie di alvei, canali dalla vegetazione, gestione acquedotti, alberature e strade ‘minori’) che molto spesso non si fa a dovere”. Mentre il maltempo imperversa su vaste aree del Paese la situazione che registra Confagricoltura è drammatica: i campi sono allagati, sia per bombe d’acqua, sia per esondazioni di torrenti e corsi fluviali. Le semine non potranno effettuarsi almeno fino a primavera. Molte piante sono cadute, si sono persi interi raccolti di ortaggi. I danni alle strutture sono incalcolabili. Vento forte ed esondazioni hanno letteralmente spazzato via serre, vivai, tunnel. Danneggiati pure stalle, magazzini, silos, case rurali; molti terrazzamenti sono completamente crollati. A preoccupare è poi la fragilità del territorio: il Centro Studi di Confagricoltura ha diffuso un report sul dissesto idrogeologico da cui emerge che le zone agricole, dopo strade e ferrovie, sono quelle maggiormente colpite dalle frane causate dall’intensità delle precipitazioni: una su quattro coinvolge proprio i terreni agricoli. Per effetto dei mutamenti climatici, dell’abbandono di molti campi coltivati e della maggiore impermeabilizzazione del suolo (urbanizzazione), gli effetti distruttivi conseguenti al dissesto idrogeologico del territorio (frane, alluvioni) tendono ad aggravarsi, in un contesto generale già precedentemente critico per l’insufficienza degli interventi di prevenzione. Lo scorso anno le sole alluvioni dell’autunno hanno colpito 11 regioni causando danni per circa 3 miliardi di euro”.

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