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"Tre sindaci in 8 anni: è mancata l'umiltà. Tutti hanno demonizzato i loro predecessori"

L'intervista a Mimmo Ciaramella, l'ultimo che è riuscito a guidare il Comune per ben 2 consiliature. "Dalla mia parte ho avuto i partiti, la tenacia, il lavoro ed il dialogo"

È stato l’ultimo sindaco di Aversa a portare a termine il mandato elettorale (anzi due) ed era il 2012. Oggi Mimmo Ciaramella compie 72 anni e lo fa a poche ore dalla bocciatura in consiglio comunale del bilancio che costringerà il prefetto di Caserta a sciogliere dopo 18 mesi l’amministrazione comunale di Alfonso Golia.

Ciaramella oggi ha uno sguardo già distaccato anche se in 8 anni la città di Aversa ha già cambiato 3 sindaci. Dopo di lui, infatti, le amministrazioni comunali guidate da Giuseppe Sagliocco (maggio 2012 – settembre 2015), Enrico De Cristofaro (giugno 2016 – febbraio 2018) ed Alfonso Golia (giugno 2019 – dicembre 2020), sono durate in media poco più di due anni.

Due consiliature, 10 anni al governo della città di Aversa. Un caso più unico che raro. Ciaramella, ma qual è stato il suo ‘segreto’?“Non ho mai avuto tempo di stare dietro alle polemiche, agli inciuci ed alle beghe. Avevamo solo tempo per affrontare i problemi, risolverli e lavorare per la Città. La mia arma vincente è stata il dialogo: non ho mai negato l’ascolto a nessuno. Si dialogava e si ragionava”.

C’è chi dice che erano altri tempi (e stiamo parlando di appena una decina di anni fa), che i partiti avessero un altro peso, che fossero più seguiti…“Certamente. Dialogavo con i partiti e con i responsabili degli stessi. Dopodiché loro rientravano nelle loro sedi e ne uscivano solo con una decisione unitaria. Le scelte politiche ed amministrative le prendevamo nel corso degli interpartitici. Oggi, invece, spesso capita che un sindaco deve parlare singolarmente con ogni consigliere comunale che fa ‘partito a sé’”.

Quale errore, secondo lei hanno commesso gli ultimi sindaci tanto da non portare a termine la sindacatura? “Non so quale siano stati gli errori commessi. So che dalla mia parte ho avuto i partiti, la tenacia, il lavoro ed il dialogo e poi c’è un ultimo elemento”.

Quale? “L’umiltà. Quando sono arrivato alla guida del Comune di Aversa, senza alcun preconcetto ho studiato tutti gli atti di chi mi aveva preceduto (il sindaco Gennaro Golia, padre di Alfonso, nda). L’ho fatto con umiltà e senza pregiudizi. Proprio per questo ho preso ciò che di buono aveva fatto l’amministrazione di Gennaro Golia e l’ho portato a termine dandone pubblicamente atto. In pratica non mi sono fermato davanti agli steccati politici ed alle bandiere di partito. Gli ultimi sindaci, invece, hanno demonizzato quanto fatto da chi l’aveva preceduto con pregiudizio. Non prendere ciò che di buono è stato fatto da chi c’è stato prima denota mancanza umiltà. E forse è proprio questo l’errore commesso dai sindaci che sono stati mandati a casa prima della naturale scadenza del mandato. Sta di fatto che, comunque, quando un sindaco viene sfiduciato in primis ne perde la città”.

Ma in questa situazione così delicata, potrebbe scendere nuovamente in campo come candidato sindaco di Aversa? “No, ho dato. Ho concluso il mio servizio per la Città di Aversa. Per dieci anni ho messo a disposizione della città tutto me stesso. Mi sono sempre definito un professionista prestato alla politica e finita l’esperienza da sindaco sono tornato presso il mio studio professionale che per dieci anni è stato portato avanti dai miei figli. Adesso però sono tutto per la mia famiglia e per la professione”. (f.p.)

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